Nomine, Draghi fa "repulisti". Suoi uomini nelle partecipate

Il premier vuole tenere fuori i partiti da Cdp e Ferrovie. Anche per la Rai in vista un nuovo corso con Agrusti

Nomine, Draghi fa "repulisti". Suoi uomini nelle partecipate

Il presidente del Consiglio Mario Draghi accelera e punta a chiudere la partita sul rinnovo dei vertici delle aziende di Stato. Al termine del Consiglio europeo, il premier riunirà a Palazzo Chigi un mini vertice con il ministro dell'Economia Daniele Franco, il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera e il consigliere economico Francesco Giavazzi, l'uomo che ha in mano il dossier nomine. Ultimi dettagli da definire. Ma il capitolo sembra ormai chiuso.

Draghi vuole tenere fuori i partiti dalla scelta dei vertici di Cassa depositi e prestiti e Ferrovie dello Stato. Saranno nomine dal profilo «draghiano»: le due aziende gestiranno il borsone di gran parte dei fondi del recovery. Fs avrà un tesoretto di 28 miliardi di euro mentre Cdp coordinerà il progetto Patrimonio Destinato, lo strumento per sostenere il rafforzamento patrimoniale delle grandi imprese italiane. Sul rinnovo dei vertici Rai, Draghi darà, invece, maggiore spazio di manovra alle forze politiche. Il piatto è ricco: in ballo 518 per 74 consigli d'amministrazione e 41 collegi sindacali in 90 società partecipate.

Al lavoro ci sono alcune società di cacciatori di teste (Key2people per Cdp e Fs; Egon Zehnder per la Rai), cui è stato chiesto di mettere a punto una lista con le terne per le poltrone di ad e presidente. Lavoro che sarebbe stato completato. Fonti di Palazzo Chigi riferiscono al Giornale che il puzzle è chiuso. Italia Viva frena e non esclude un rinvio.

La partita più delicata si gioca in Cassa depositi e prestiti: giovedì è in programma l'assemblea dei soci. Il M5S, il dossier è in mano al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, sta mettendo in campo una strenua difesa dell'amministratore delegato uscente Fabrizio Palermo. Draghi avrebbe già optato per il cambio. Il nome è Dario Scannapieco. Partita che Palazzo Chigi considera già chiusa con l'ok di Franco, Draghi e Giavazzi. Anche se fonti di maggioranza rivelano al Giornale che «la scelta di Scannapieco non poi così scontata». Per la presidenza, invece, come da tradizione la nomina spetta agli azionisti di minoranza, ovvero le casse di risparmio e le fondazioni bancarie. Il presidente Giovanni Gorno Tempini è stato indicato dalle Acri che detengono complessivamente il 15,93% del capitale di Cdp per un secondo mandato.

Per la casella di amministratore delegato di Ferrovie dello Stato l'indicazione dovrebbe cadere su Fabrizio Favara che andrà a sostituire Gianfranco Battisti. Favara guida il gruppo di alta velocità Ilsa partecipato da Fs in Spagna. In alternativa c'è Luigi Ferraris, ex ad di Terna. C'è chi vorrebbe inserire nella trattativa anche il nome di Paolo Scaroni, ex Eni, per la presidenza.

Sterzata in arrivo anche in Rai. Draghi ha in mente per la casella di amministratore delegato, in sostituzione dell'uscente Fabrizio Salini, il nome di Raffaele Agrusti. Per la poltrona di presidente, nomina che deve incassare l'ok dei due terzi della commissione Vigilanza Rai, non c'è ancora intesa.

Cdp, Fs e Rai dovranno segnare il nuovo «corso draghiano». Ai partiti il premier lascerà il solito mercato per la scelta dei Cda di Gse, Invimit, Sogei. Sul dossier nomine si è aperta una vera e propria guerra fredda nel M5S.

Di Maio sta tenendo l'ex premier Giuseppe Conte, leader del Movimento, fuori dalla partita. Gli ex ministri, Riccardo Fraccaro, Alfonso Bonafede, Vincenzo Spadafora, nei giorni scorsi hanno consegnato al ministro Di Maio la lista con i nomi da «proteggere o promuovere».

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