Niente ergastolo per Salvatore Montefusco che, nel 2022, ha ucciso la moglie Gabriela e la figliastra Renata. Niente ergastolo con un duplice femminicidio alle spalle. La sentenza della Corte d'Assise di Modena ha fatto saltare sulla sedia ministri, politici e avvocati.
L'uomo, ora 70enne, è stato condannato «solo» a 30 anni di carcere. Perchè? Perché nelle motivazioni della sentenza, è scritto testualmente che ha ucciso per «motivi umanamente comprensibili». Cioè: l'uomo ha ucciso dopo continue vessazioni, pressioni morali, e oppresso dal clima esasperante in casa.
«Ci sono elementi che, se confermati - interviene anche il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella - rischierebbero di produrre un arretramento nell'annosa lotta contro i femminicidi».
Simonetta Matone, ex sostituto procuratore generale alla Corte d'Appello di Roma e ora deputata leghista alla Camera, cosa pensa di questa sentenza?
«Il messaggio che arriva è orribile. E se uno legge frettolosamente i giornali che ne parlano, sembra quasi che la colpa sia implicitamente delle due donne uccise».
E infatti le associazioni anti femminicidio sono insorte.
«Sì, non solo le associazioni sono insorte. Soprattutto in un anno come questo, l'anno della lotta ai femminicidi».
Va detto che dare 30 anni di condanna a un 70enne equivale nei fatti a un ergastolo.
«Un giudice non ragiona così».
Cosa non le torna?
«Si può condannare all'ergastolo e poi applicare le attenuanti generiche con un processo motivazionale accurato e inattaccabile».
Cosa intende per inattaccabile?
«Che spieghi con elementi chiari quello che era il clima familiare. Qual era il livello di esasperazione di cui si parla nella motivazione? La vittima aveva denunciato il marito 13 volte per maltrattamenti. Lui si è presentato a casa con un fucile, quindi è evidente che si sia trattato di un'azione meditata. Le parole in queste vicende pesano come macigni e vanno usate con cautela».
L'ergastolo non avrebbe escluso le attenuanti.
«La clemenza va bene, ma è da conquistare con la condotta e con il ravvedimento».
E i fatti a supporto delle motivazioni devono essere oggettivi, non opinabili.
«Il fatto che se ne parli così tanto, vuol dire che non è stato così. E poi c'è un altro aspetto: dobbiamo sempre aiutare le vittime a uscire dal tunnel in cui sono».
Tredici denunce per violenza sono state un bel tentativo.
«Lei lo ha denunciato, ha voluto la separazione. Era in dirittura d'arrivo, all'aut-aut finale in cui gli chiedeva di allontanarsi da casa. E lui ha reagito uccidendo lei e sua figlia».
Il caso dell'ergastolo mancato a Salvatore Montefusco ha in realtà «condannato moralmente all'ergastolo» la sorella della moglie e zia della ragazza uccise: «Hanno ucciso mia sorella e mia nipote per una seconda volta».
Il leader della Lega Matteo Salvini ha parlato di una «sentenza allucinante».
E il Pd vuole chiarimenti.
«La sentenza sembra esprimere una visione distorta della violenza contro le donne ed è quindi preoccupante, perché rischia di costituire un pericoloso precedente» commentano i parlamentari Pd che chiedono alla Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio di acquisire gli atti «per approfondire il caso».
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