Nella lunga giornata di trattative in Senato tra governo e forze politiche sul dl Aiuti bis, il cui esame è stato rimandato alla prossima settimana, c’è stato più di un momento di tensione. Il nervosismo ad un certo punto del pomeriggio è sbarcato anche nell’Aula del Senato, quando il senatore di Italia Viva, Davide Faraone, ha comunicato alla presidente Casellati che la riunione dei capigruppo per decidere programma e calendario dei prossimi giorni sarebbe dovuta essere convocata in ritardo per esigenze del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà.
"È scappato" via da Palazzo Madama senza chiarire il motivo ("non lo ha comunicato"), spiega il parlamentare renziano, e ha chiesto di convocare l’incontro alle 17.40 perché quello "era l'orario in cui sarebbe tornato in Senato". Un ritardo rispetto alla tabella di marcia da imputarsi, quindi, non all’esigenza di proseguire con le trattative informali tra i partiti che avrebbero dovuto dirimere la questione centrale degli emendamenti, ma agli impegni personali del ministro ex 5Stelle.
"Quindi è un'esigenza sua e non dei gruppi", chiede sorpresa la presidente. Il senatore di Italia Viva conferma che "l'orario è un'esigenza del ministro". E la replica piccata non si fa attendere: "Capisco che ci siano delle esigenze del ministro, ma ci sono anche le esigenze delle altre persone, dei gruppi e forse - mi permetto di dire - anche della presidente".
La conferenza è stata quindi convocata immediatamente. Ma le discussioni non sono servite a far cambiare idea al Movimento 5 Stelle e al gruppo di Alternativa c’è, irremovibili sul ritiro degli emendamenti, accettato da tutte le altre forze politiche come compromesso per permettere al decreto che stanzia 17 miliardi di euro per affrontare la crisi energetica e sostenere famiglie e imprese di andare avanti.
La discussione è stata rimandata quindi a martedì prossimo, 13 settembre. L’obiettivo dei prossimi giorni sarà quello di trovare un accordo sulle modifiche, in particolare quelle che riguardano il superbonus, altrimenti il decreto rischia di arrivare in Aula con circa 400 emendamenti.
La questione dello sblocco dei crediti per le imprese edili mette d’accordo tutte le forze politiche.
Ma per salvaguardare il decreto e non bloccarne l’iter la proposta sul tavolo era quella di ritirare tutti gli emendamenti ed affrontare la questione a stretto giro in un altro provvedimento. Una soluzione che però ha visto l’opposizione netta dei grillini e degli ex grillini di Alternativa C’è.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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