La tutela dell'ambiente entra a far parte della nostra Costituzione, si tratta di una decisione sotto molti punti di vista epocale raggiunta con oltre la maggioranza dei due terzi alla Camera (468 voti a favore, un solo contrario) e che perciò non richiederà un eventuale referendum confermativo.
Da un punto di vista teorico siamo di fronte a un importante risultato a favore della tutela ambientale e a un riconoscimento della sua centralità nell'azione non solo politica ma anche sociale dello Stato, ma il rischio che dietro a questa scelta si nascondono delle insidie è tutt'altro che remoto. È sotto gli occhi di tutti l'ideologizzazione che la battaglia ambientale ha subito negli ultimi anni con ricadute politiche e socio-economiche di cui la crisi energetica che sta investendo l'Europa e l'Italia, è solo l'ultimo esempio.
Inserire la tutela ambientale in Costituzione, può rappresentare da un lato uno strumento per chi ha realmente a cuore la conservazione della natura (sarebbe stato più indicato utilizzare questo termine che è puntualmente eliminato nel dibattito pubblico) ma dall'altro può diventare un modo per portare avanti secondi fini e interessi tutt'altro che nobili. Un esempio su tutti sono i detrattori del nucleare che potrebbero appellarsi alla Costituzione sostenendo il pericolo delle centrali nucleari per l'ambiente nonostante sia dimostrata la sicurezza degli impianti di ultima generazione e il loro basso impatto ambientale. Lo stesso potrebbe avvenire nei confronti di qualsivoglia grande opera o infrastruttura necessaria allo sviluppo della nazione e la cui realizzazione potrebbe essere impugnata in nome di un ipotetico «danno ambientale».
Ma sono molto più preoccupanti le modifiche introdotte all'articolo 41 della Costituzione che regola l'esercizio dell'iniziativa economica. Anzitutto si è intervenuto sul secondo comma stabilendo che l'iniziativa economica privata non possa svolgersi in danno alla salute e all'ambiente, oltre che ai limiti già in vigore sulla sicurezza, la libertà e la dignità umana. Si è poi modificato il terzo comma riservando alla legge la possibilità di indirizzare e coordinare l'attività economica, pubblica e privata, a fini non solo sociali, ma anche ambientali.
Così facendo il rischio è di entrare in un campo minato per le nostre imprese che già ora devono sottostare a regole stringenti in materia ambientale a differenza dei loro competitor di
altri paesi extra Ue, Cina in primis, con evidenti conseguenze sulla loro competitività e che da oggi si troveranno con la spada di Damocle di essere fuori legge se non rispettano pedissequamente tutti i criteri ambientali.
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