"Non è più la prima forza in Parlamento". Cosa succede ora al M5S

Il Movimento 5 Stelle, in seguito alla scissione, non sarà più la prima forza del Parlamento: la Lega diventerà il primo partito di maggioranza

"Non è più la prima forza in Parlamento". Cosa succede ora al M5S

La scissione del Movimento 5 Stelle ha inevitabilmente dei riflessi sulla politica nazionale. Il che tocca anche i rapporti di forza nel governo, visto che - qualora i numeri fossero ufficialmente confermati - il M5S non sarà più la prima forza del Parlamento. I fedelissimi di Luigi Di Maio sono molti e tutto ciò ha delle ripercussioni sui gruppi: la Lega di Matteo Salvini si appresta a diventare la prima forza parlamentare e di conseguenza la più consistente di tutti i partiti che sostengono l'esecutivo guidato da Mario Draghi.

La sferzata di Di Maio

In tal senso Di Maio si è espresso chiaramente e lo ha voluto sottolineare con un tono di rilievo, come a rimarcare che ormai il Movimento targato Giuseppe Conte è ridotto a pezzi. "Io e tanti lasciamo il M5S che da domani (oggi, ndr) non sarà più la prima forza politica in Parlamento", ha dichiarato il ministro degli Esteri annunciando l'addio. Lasciando intendere che un'emorragia dalle vaste dimensioni colpirà il gruppo grillino, anche se in realtà non ha quantificato il suo seguito parlamentare.

Il peso del M5S

Comunque continuano a circolare le voci sui numeri relativi al nuovo gruppo che dovrebbe chiamarsi "Insieme per il futuro". L'ultimo aggiornamento dell'Adnkronos - citando fonti coinvolte nell'operazione - riferisce che sarebbero 11 gli eletti al Senato e ben 51 quelli alla Camera pronti a lasciare il Movimento 5 Stelle. Cifre che avrebbero del clamoroso e che nei fatti comporterebbero un ribaltone in Parlamento, togliendo così a Giuseppe Conte lo scettro di partito di maggioranza relativa.

È importante osservare i dati sulla composizione dei gruppi parlamentari. Alla Camera il M5S può contare su 155 deputati: togliendo i circa 50 "dimaiani", arriverebbe a poco più di 100. A quel punto la Lega sarebbe in vantaggio, visto che gli eletti a Montecitorio sono 132. Occhio anche al Partito democratico, che a quota 97 può insidiare (e non poco) il gruppo grillino.

Al Senato i grillini ammontano a 72: sottraendo i potenziali 11 addii, si scenderebbe a 61. Numeri sul filo del rasoio, con la Lega che ne vanta proprio 61. Seguono poi Forza Italia (51), Partito democratico (39) e Fratelli d'Italia (21).

A Palazzo Madama la questione è più complicata: il fattore numerico viene giudicato "ininfluente", poiché per formare un nuovo gruppo serve un simbolo. "Che siano dieci o venti, la sostanza non cambia", viene fatto notare. Problemi potrebbero sorgere appunto sul contrassegno, ma si sta lavorando per non farsi trovare impreparati su questo fronte.

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