"Non si fuma", schiaffi alla capotreno

Il nordafricano è fuggito mischiandosi tra la folla. Fontana: "Escalation inaccettabile"

"Non si fuma", schiaffi alla capotreno
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Ancora violenza a bordo di un treno contro i ferrovieri dopo il grave episodio di Genova di alcuni giorni fa. Questa volta la vittima è una capotreno, aggredita da un passeggero cui aveva chiesto di spegnere la sigaretta. È successo nella tarda serata di venerdì su un convoglio della linea Milano Porta Genova-Mortara.

Poco prima dell'arrivo al capolinea nella città in provincia di Pavia, la capotreno, di 48 anni, si è accorta che un passeggero descritto come «di probabile origine nordafricana» si era acceso una sigaretta che stava fumando nonostante i divieti. La dipendente di Trenord gli ha chiesto di smettere e lui si è rifiutato, reagendo in modo brusco. Prima ha detto: «Faccio quello che voglio». Poi si è scagliato contro la donna, l'ha presa a schiaffi in volto e l'ha spintonata. Nel frattempo qualcuno degli altri passeggeri ha chiamato il 112 e i carabinieri si sono appostati alla stazione di Mortara per aspettare che l'aggressore scendesse dal treno. L'uomo però è riuscito a mischiarsi tra la folla che lasciava il convoglio e a fuggire. I carabinieri indagano sull'aggressione e cercano di individuare il responsabile. Le ricerche partono dalle testimonianze e dalla visione delle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza. La capotreno non ha riportato ferite, non è stato necessario il trasporto in ospedale.

Nell'ultimo anno le aggressioni a membri del personale di Trenord sono aumentate. «Stiamo parlando - sottolinea all'Adnkronos il segretario regionale della Fit-Cisl Lombardia Christian Colmegna - di episodi che vanno dalle aggressioni fisiche e verbali ai danneggiamenti del materiale ferroviario». L'azienda e i sindacati stanno valutando alcune contromisure per correre ai ripari. «Si sta ragionando - spiega ancora Colmegna - sull'introduzione di squadre di supporto al capotreno e sull'uso di bodycam, strumenti che potrebbero avere un effetto dissuasivo». Ma il sindacalista pone anche un problema di mancanza di deterrenza, per cui gli aggressori contano sull'impunità: «Ricordo un caso emblematico di un nostro collega che, dopo essere stato aggredito, ha rivisto lo stesso aggressore sul treno appena due ore dopo, subendo un'altra aggressione. Il capotreno è stato picchiato sia all'andata che al ritorno». Per dire che spesso le conseguenze per i violenti sono minime: «C'è una mancanza di deterrenza immediata. Chi viene fermato per un'aggressione viene spesso rilasciato subito, senza misure restrittive efficaci. Questo porta a situazioni paradossali, dove chi denuncia un'aggressione rischia di trovarsi nuovamente faccia a faccia con il suo aggressore, che potrebbe persino ricordarsi del volto o dell'indirizzo di chi lo ha denunciato».

Così il governatore della Lombardia, Attilio Fontana: «Solidarietà e vicinanza alla donna vittima di una violenza grave e inammissibile. Ci troviamo di fronte a una escalation di casi che non possono e non devono diventare la normalità. Inasprimento e certezza delle pene con massimo rigore verso chi non rispetta le regole, queste le prime azioni da porre in essere.

Senza indugi e buonismi di ogni genere». Meno di una settimana fa un capotreno di 44 anni che chiedeva i biglietti su un convoglio della Genova-Busalla è stato accoltellato da un passeggero che non aveva il titolo di viaggio.

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