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Nordio sfida le toghe sulle intercettazioni. "Care e spesso inutili"

Il Guardasigilli chiede la riforma dello strumento. Meloni: "Condivido, va modificato"

Nordio sfida le toghe sulle intercettazioni. "Care e spesso inutili"

Lo predica da una vita. Ora la riscrittura delle regole diventa l'orizzonte della sua azione di Guardasigilli. Carlo Nordio parla davanti alla Commissione giustizia della Camera e va giù dritto contro la piaga delle intercettazioni: «In Italia il numero di intercettazioni telefoniche, ambientali, direzionali, telematiche, fino al trojan e un domani ad altri strumenti, è di gran lunga superiore alla media europea, e ancora di più rispetto a quello dei paesi anglosassoni. Il loro costo è elevatissimo, con centinaia di milioni di euro l'anno. Gran parte di queste si fanno sulla base di semplici sospetti e non concludono nulla».

Un quadro drammatico che Nordio affronta alla sua maniera, senza la paura di infrangere antichi tabù. Il politically correct, quello declamato da sempre dai suoi colleghi, non lo appassiona e l'ex magistrato, oggi in pensione, descrive una serie di criticità allarmanti che fanno scricchiolare tutto l'impianto della giustizia italiana: «L'azione penale che è diventata arbitraria e quasi capricciosa, l'adozione della custodia cautelare come strumento di pressione investigativa, lo snaturamento dell'informazione di garanzia diventata condanna mediatica anticipata e persino strumento di estromissione degli avversari politici».

Una situazione disastrosa cui porre mano rapidamente. Ma il capitolo intercettazioni da solo è una galleria di abusi e forzature che merita una risposta tranchant. «Ci sarà una profonda revisione della strumento delle intercettazioni. Vigileremo in modo rigoroso»; anche perché talvolta hanno una «diffusione pilotata» e diventano un «mezzo micidiale di delegittimazione personale e politica».

Insomma, il sistema deve cambiare e Nordio rovescia senza tanti complimenti almeno trent'anni di proclami delle procure e altrettanti di politica giudiziaria.

Tutto il comparto dev'essere ripensato, tenendo alta la bandiera delle garanzie.

Vale per le conversazioni, vale anche per la custodia cautelare: «Il paradosso più lacerante è che, tanto è facile oggi entrare in prigione prima del processo da presunti innocenti, quanto è facile uscirne dopo la condanna, da presunti colpevoli».

Ì meccanismi funzionano al contrario e vanno registrati. «La custodia cautelare, dunque, «proprio perché teoricamente configge con la presunzione di innocenza, non può essere demandata al vaglio di un giudice singolo». Ma va affidata ad un collegio, meglio se costituito presso la Corte d'appello.

Insomma, la giustizia per Nordio deve trasformarsi in un grande cantiere, con riforme e correzioni in tutte le direzioni. A partire proprio dai dialoghi che «dovrebbero essere un mezzo di ricerca della prova, mentre sono diventati uno strumento di prova». Con un altro capovolgimento della civiltà del diritto. E già che c'è, Nordio rompe anche il primo comandamento della corporazione togata: pm e giudici sempre sotto lo stesso tetto. Non va bene: «Non ha senso che il pm appartenga allo stesso ordine del giudice». Siamo all'anticamera della separazione delle carriere. E si intuisce un'altra questione; si andrà avanti con il doppio binario: «Leggi ordinarie e una revisione della Costituzione».

«Bene il ministro Nordio - esulta Salvini - avanti con la separazione delle carriere e una giustizia più giusta ed equa».

Sulla stessa linea Giorgia Meloni: «Il governo condivide l'approccio di Nordio. Ci sono delle storture sulle intercettazioni, il loro utilizzo e il modo in cui spesso sono finite sui giornali, è un tema che va attenzionato». Nel segno del garantismo.

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