Di soldi a imprese e lavoratori in ginocchio non c'è traccia, a parte qualche spicciolo (l'elemosina dei 600 euro) e la beffa dei prestiti in banca propagandati come aiuti. Ma quando si tratta di produrre scartoffie e leggi inutili lo Stato italiano diventa una macchina da Formula uno. Se il successo della lotta all'epidemia dipendesse dal numero di norme, circolari, modelli di autocertificazione e provvedimenti emanati, il governo italiano sarebbe il modello da seguire in tutto il mondo. Purtroppo è vero il contrario, l'enorme mole burocratica prodotta dall'inizio dell'emergenza Covid19, insieme al proliferare di task force, comitati di esperti e commissari, ha ritardato e complicato il processo decisionale portando alla situazione fallimentare che gli italiani stanno vivendo sulla propria pelle. Il numero di atti prodotti dallo Stato nelle sue varie articolazioni, catalogati da Openpolis, è impressionante. Dalla fine di gennaio ad oggi si contano ben 231 atti legati all'emergenza Coronavirus. Una selva di norme e regole emanati a vari livelli, ma sempre in modo abnorme, come da tradizione burocratica italiana.
Solo il ministero della Salute ne ha firmati 68 tra ordinanze, circolari e aggiornamenti di circolari. Ma subito dopo, per quantità di atti, viene la Protezione civile, altro centro decisionale e di spesa. La struttura guidata da Borrelli, oltre a curare la quotidiana conferenza stampa con i numeri dei contagiati e dei morti, si occupa anche di produrre provvedimenti, e lo ha fatto con generosità: 59 in neppure tre mesi. Il capo della Protezione civile firma ad esempio dei decreti. Poi c'è ovviamente la presidenza del Consiglio dei ministri: 21 atti. Quindi il ministero dell'Interno, che ha sua volta ne ha firmati 18. Poi, siccome non bastavano tutti i ministeri, la protezione civile e il comitato scientifico, è stato nominato anche un «Commissario straordinario per l'emergenza epidemiologica», incarico ricoperto da Domenico Arcuri. Anche lui ovviamente produce atti cartacei, ma non mascherine, quelle le ha già rese introvabili fissando un prezzo massimo di vendita con l'ultima delle sue 11 ordinanze. Quindi ci sono i decreti del ministero dei Trasporti (10, finora), quelli del governo (altri 9), le circolari dell'Istituto superiore di sanità (9), quelle del Centro nazionale trapianti (5), e poi gli atti di tutti gli altri ministeri, del Parlamento e del Quirinale.
In tutto fanno appunto 231 leggi, pronte sicuramente a moltiplicarsi nella fase 2. La disposizione che permette di spostarsi per andare a trovare i «congiunti» ha già prodotto una confusione estrema su cosa si debba intendere con quel termine. Solo i famigliari? E fino a che grado? Anche i fidanzati o no? Il viceministro grillino Sileri a un Giorno da pecora ha incluso anche gli amici, purché sia «un amico vero, non una scusa. Anche un'amicizia è un affetto stabile». Sarà quindi l'agente di polizia a valutare la stabilità del rapporto e nel caso multare.
A meno di ulteriori circolari esplicative.Un intrico di provvedimenti che non sembra aver però fermato l'epidemia, al contrario l'Italia è il Paese messo peggio in Europa. Si vede che il virus non si batte con le ordinanze e con un esercito di consulenti.
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