Ci fu l'Italia del miracolo, anzi dei miracoli. Di tre fra essi ricorre proprio in questi giorni Il cinquantesimo anniversario. Tre miracoli che hanno nome «autostrada del sole», «linea rossa della metropolitana milanese», «traforo del Gran San Bernardo. 1964, anno dei portenti. Dobbiamo onorare, mezzo secolo dopo, chi seppe ideare e realizzare quei titanici progetti. E dobbiamo ricordare che essi nacquero e sopravvissero - prodigiosamente - tra un infuriare di polemiche. Perché allora come oggi il nuovo veniva avversato con argomenti economici e sociali a volte non del tutto privi di fondamento. Solo che allora, per fortuna, le forti opposizioni furono superate, e adesso si ha invece l'impressione che pochi vocianti no Tav riescano a bloccare tutto.
Opere gigantesche. «L'autostrada del Sole», 759,6 chilometri che diedero alla penisola una spina dorsale, fu molto combattuta, e oggi appare chiaro quanto le ostilità fossero anacronistiche e miopi. Una sinistra che era oscurantista ma negava d'esserlo sosteneva che l'autostrada avrebbe dato maggiori comodità ai ricchi, e che bisognava invece puntare rutto sulle ferrovie, mezzo di trasporto dei poveri. Se fossero stati dotati di un minimo di conoscenza del mondo gli oppositori avrebbero dovuto sapere che negli Stati Uniti della grande recessione i disoccupati andavano con la loro macchina a ritirare il sussidio.
L'automobile stava diventando il veicolo di tutti e l'autostrada la dotava di un'infrastruttura indispensabile.
Tra i fautori del «no» fu un uomo dell'autorevolezza e dell'intelligenza del meridionalista Gaetano Salvemini che testualmente scrisse: «Ogni persona di buon senso sa che il traffico in Italia settentrionale è assai più intenso che nell'Italia meridionale.
È perciò naturale che lì si allarghino e si rettifichino le strade. A che cosa servirebbero al sud autostrade percorse soltanto da rari automezzi?».
Passiamo brevemente agli altri colossi. Il tunnel del Gran San Bernardo, lungo 5.798 metri, mette in comunicazione la valle d'Aosta con il cantone svizzero del Vallese. L'«autostrada del Sole» fu portata o compimento in otto anni, il traforo del Gran San Bernardo in sei, la metropolitana milanese anch'essa in otto. Rapidità prodigiosa, se confrontata con le lentezze e le pause che oggi i grandi lavori incontrano, a volte sparendo del tutto dai programmi, come il ponte dello stretto di Messina sulla cui validità non azzardo giudizi. Ma una volta avviato doveva secondo me essere portato a termine.
L'Italia dei miracoli era molto più povera di quella in cui viviamo. Ma seppe trovare le risorse necessarie per cambiare, pur tra sprechi ed errori, un paese fondamentalmente agricolo e farne una della maggiori potenze industriali del pianeta. Non voglio idealizzare al di là del ragionevole la stagione nazionale che si chiuse cinquant'anni or sono.
La corruzione esisteva già, e imperversavano i localismi e gli egoismi dai quali l'Italia è devastata.
Ma insieme a quelle scorie c'erano uno spirito d'iniziativa, un'intraprendenza, un impegno creativo che abbiamo dimenticati da tempo. Ci furono i condottieri alla Enrico Mattei, i costruttori dei quali celebriamo i monumenti tecnici e sociali e ci furono anche gli avventurieri. I lestofanti rimangono, i condottieri latitano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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