"Notti a Montecarlo, massaggi e fiches per il Casinò". La lista dei favori per le concessioni

Un'inchiesta che colpisce al cuore il potere della Regione Liguria

"Notti a Montecarlo, massaggi e fiches per il Casinò". La lista dei favori per le concessioni
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Un'inchiesta che colpisce al cuore il potere della Regione Liguria. Un'indagine partita da lontano, da La Spezia, e approdata poi dopo la trasmissione delle carte ai pm di Genova, al porto del capoluogo e ai business degli Spinelli e delle prime Esselunga, dopo la fine della «dittatura» quarantennale targata falce e carrello.

Con Toti è blindato ai domiciliari il suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani, sfregiato dall'aggravante mafiosa per un pacchetto di voti legati alla grande criminalità. Filoni e sottofiloni, possibili sviluppi, duplicati dal ramo spezzino dell'indagine che non si è mai fermato.

Nel marasma degli arresti, colpiscono le figure di Aldo Spinelli, ex patron di Genoa e Livorno, che va ai domiciliari, e di Paolo Emilio Signorini, ex potente presidente dell'Autorità portuale di Genova e oggi amministratore delegato della multiutility Iren.

Agli Spinelli - c'è anche Roberto, figlio di Aldo, interdetto dall'attività imprenditoriale - e a Signorini, che viene spedito in carcere, vengono sequestrati beni per 570 mila euro. Ma questo è solo l'antipasto di un quadro assai fosco: gli Spinelli avrebbero dato 74.100 euro al Comitato elettorale di Toti per sbloccare alcune pratiche, a cominciare dal rinnovo della concessione trentennale al Terminal Rinfuse e avrebbero brigato per ottenere altri spazi portuali.

Per questo avrebbero corrotto Signorini. La procura mette in fila, addirittura in un comunicato, i benefit che gli sarebbero stati omaggiati e l'elenco è davvero impressionante: «Ventidue soggiorni di lusso, a Montecarlo, presso l'Hotel de Paris, per un totale di 42 notti, comprendenti anche servizi extra quali servizi in camera, massaggi e trattamenti estetici, un posto tenda nella spiaggia della struttura alberghiera durante il periodo estivo e la partecipazione ad eventi esclusivi quali la finale del torneo internazionale di tennis Monte Carlo Masters o serate a tema con annesso spettacolo musicale, per un valore complessivo superiore ai 42mila euro, nonchè fiches per effettuare puntate alla Casa da Gioco di Montecarlo». Più una borsa Chanel e un bracciale d'oro Cartier da smistare a qualche altro amico.

E ancora, come nemmeno Babbo Natale nel libro dei sogni, «la possibilità di disporre durante un viaggio programmato a Las Vegas di un'elevata quantità di denaro» attingendo direttamente alla carta di credito dell'imprenditore.

Non basta: Spinelli in versione re Mida aveva promesso a Signorini, a fine mandato, un incarico con la retribuzione di 300mila euro l'anno.

Ma non ci sono solo gli Spinelli, c'è anche l'Esselunga con gli accordi stabiliti sottobanco, secondo la procura, fra Toti e il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani, pure ai domiciliari, e Francesco Moncada. Gli spot elettorali per battezzare la nascita dei primi supermercati in Liguria.

Cozzani, ex sindaco di Porto Venere, è al centro di un altro filone in cui a lui e Toti si contesta la corruzione elettorale, per il capo di gabinetto con l'aggravante mafiosa. È il peccato originale di questa storia, il filone originale scoperchiato dalla procura di La Spezia nel 2020. Sotto i riflettori il boom della lista di Toti, Cambiamo!, alle regionali del 2020 con uno strepitoso 22 per cento. Ora si scopre che Cozzani avrebbe trattato con gli emissari del clan Cammarata, originario di Riesi, portando in dote al partito una valanga di preferenze più che sospette. Almeno 400.

In questo troncone la coppia Toti-Cozzani avrebbe promesso «voti in cambio di alloggi di edilizia popolare», convogliando le preferenze verso alcuni candidati fra cui Stefano Anzalone, eletto consigliere regionale e oggi indagato.

Il clan siciliano avrebbe avuto come referente a Genova Venanzio Maurici, sindacalista di peso della Cgil (sospeso per statuto) che avrebbe accettato di votare la lista Toti portando a casa l'assunzione per il compagno convivente della figlia. In questo contesto, scatta anche l'obbligo di firma per i fratelli Arturo e Italo Testa, considerati i «rappresentanti della comunità riesina di Genova».

Seguendo a ritroso Cozzani si arriva all'ultimo ramo dell'inchiesta che poi è il primo, quello rimasto a La Spezia. Le concessioni balneari e gli appalti alla Palmaria. Qui Cozzani avrebbe favorito il fratello Filippo, imprenditore, pure ai domiciliari. Filippo avrebbe ottenuto anche l'appalto dell'acqua al Salone Nautico di Genova, con un aumento dei finanziamenti erogati dalla Regione Liguria.

Per questo capitolo la procura spezzina aveva chiesto il carcere ma il gip ha disposto i domiciliari. E sono indagati anche il presidente di Confindustria nautica Saverio Cecchi e il direttore commerciale del Salone nautico di Genova, Alessandro Campagna.

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