Abbassare le tasse al ceto medio e superare l'Irap. La riforma fiscale del governo Draghi inizia a prendere forma, ma restano alcune incognite legate alle divisioni ideologiche nella maggioranza. Da una parte, infatti, il saldo zero non induce a eccessi di ottimismo (se qualcuno pagherà meno, altri dovranno dare di più). Dall'altra parte, le componenti della maggioranza non hanno intenzione di rinunciare alle proprie bandiere: flat tax per i liberali, patrimoniale per i socialisti. Al ministro dell'economia, Daniele Franco, il compito di trovare una sintesi.
In ogni caso, non mancano gli spunti di riflessione nel documento delle commissioni Finanze di Camera e Senato (e che dopo alcune correzioni andrà votato entro il 30 giugno) per sintetizzare le proposte elaborate al termine della lunga indagine conoscitiva sulla riforma dell'Irpef. Meglio partire dalle buone notizie, ossia dai temi sui quali c'è convergenza. Il primo è la riduzione dello scalone Irpef con l'aliquota che passa dal 27 al 38% per i redditi da 28mila a 55mila euro annui. Le commissioni propongono un «intervento semplificatore» che includa anche il bonus Renzi e il taglio del cuneo fiscale. Il testo, inoltre, adombra la possibilità di incrementare la no tax area attualmente ferma a 8mila euro. Le commissioni, inoltre, raccomandano unanimemente il superamento dell'Irap attraverso «un riassorbimento del gettito nei tributi attualmente esistenti, preservando la manovrabilità da parte degli enti territoriali e il livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale». In pratica, l'Irap scomparirebbe nominalmente per riapparire sotto forma di incremento di altre imposte esistenti come Ires e Irpef. Ugualmente positivo potrebbe essere il «riallineamento» dell'imposta sui redditi da capitale all'aliquota minima dell'Irpef. Il presidente della commissione Finanze del senato, Luigi Marattin, ha spiegato però che questo non equivale a un taglio automatico dal 26 al 23% dell'imposta sul capital gain. Insomma, è un ragionamento preliminare così come preliminarmente si pensa di rimodulare la tassazione sui fondi sulla base dei risultati maturati rivedendo anche l'aliquota applicata alle prestazioni erogate. Una bella spinta per la previdenza complementare.
L'ultimo elemento di soddisfazione (l'eliminazione delle addizionali comunali e regionali all'Irpef, infatti, sarà pressoché neutra in quanto assumeranno la forma di sovrattasse sul debito d'imposta) è la possibilità di rateizzazione tasse a rate per gli autonomi. Si propone, infatti, di consentire un versamento mensile senza sanzioni e interessi per primo acconto e saldo delle imposte dirette da luglio a dicembre, mentre il secondo acconto potrebbe essere spalmato nel periodo gennaio-giugno qualora non si optasse per il pagamento in un'unica soluzione.
Tutto il resto è da scrivere (o riscrivere) considerato che le divergenze non sono facilmente superabili. A partire dall'architrave della riforma stessa: il disboscamento degli sconti fiscali. Non c'è molta chiarezza sul tema, però: da un lato si accenna all'eliminazione di quegli sconti Irpef il cui ammontare medio pro capite sia inferiore a una determinata soglia e, dunque, poco utilizzato all'erogazione dei benefici ai soli contribuenti che usino pagamenti tracciabili (come già accade per le spese mediche). Ovviamente, il centrosinistra nel documento ha sfogato il proprio furor anti-evasione: dall'universalizzazione della fattura elettronica a tutti i soggetti fino al potenziamento dei meccanismi digitali secondo quanto previsto dal Pnrr.
Lo scontro al calor bianco si prefigura sul tema del «riordino della tassazione patrimoniale a parità di gettito». Sia Leu che il Pd (ieri Enrico Letta ha ribadito la necessità di un'imposta di successione sui grandi patrimoni per sostenere i più giovani) hanno proposte in merito che fanno presupporre una possibile stangata e non una stabilità delle entrate. Il centrodestra, M5s e Iv sono favorevoli a un ampliamento della flat tax sugli autonomi fino a 100mila euro di reddito. Lega, Fi e Fdi sono poi favorevoli alla flat tax sui redditi incrementali, cioè sui maggiori guadagni percepiti in un anno rispetto al precedente.
«Bisogna avere il coraggio di dire che le aliquote andrebbero tutte ridotte perché questo è l'unico modo per creare ricchezza e posti di lavoro», ha chiosato Sestino Giacomoni, componente del coordinamento di presidenza di Forza Italia.
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