Il centrodestra riunito in un partito repubblicano che sfida lo schieramento democratico nell'elezione diretta del capo dello Stato. Il fascino che quest'idea esercita su Silvio Berlusconi non è novità di oggi e la proposta di Matteo Salvini pare aver fatto risuonare le corde del leader azzurro sensibili a questa prospettiva. Ecco perché l'ha rilanciata, con prevedibile fragore, sul tavolo dello stato maggiore di Forza Italia.
Così, ancora una volta, Berlusconi si prende il centro della scena politica e smuove le acque del partito. Scatenando il dibattito. Dal fatidico vertice on line con i big azzurri, il Cavaliere ascolta le effervescenti reazioni dei suoi, tranquillizza, disegna e soppesa ipotesi, tenendo al centro il primo obiettivo: vincere le prossime elezioni. Da qui a dire che la strada sia già tracciata però ce ne corre. Il rilancio di Berlusconi sulla proposta di Matteo Salvini sa di accelerazione, in realtà allarga il dibattito e spazza via l'idea che Forza Italia si presti a operazioni strumentali a interessi contingenti della Lega insidiata dalla crescita di Giorgia Meloni.
La partita è aperta Salvini, che pare ansioso di vedere le carte in mano agli azzurri, serve subito un'altra mano a effetto: un vertice dei gruppi del centrodestra già mercoledì. Proprio in Parlamento l'ipotesi federazione potrebbe muovere il primo passo concreto: la fusione dei gruppi di Camera e Senato. Salvini sprona: «Mi sembra che ci siano consensi da parte di tanti, se non di tutti - dice da Verona - penso sia qualcosa che i cittadini desiderano al cento per cento, magari qualche politico teme di perdere qualcosa». La prima defezione è quella di Giovanni Toti e dei suoi: «Noi saldamente nel centrodestra crediamo però che la pluralità della nostra coalizione sia una ricchezza». Salvini non molla e in serata chiama Berlusconi con cui concorda di continuare a valutare il progetto di federazione. Il Cavaliere conferma l'interesse ma vuole discuterne oggi e domani nel partito. Si parte dalle Camere, dove però ogni manovra sarà valutata alla luce di un appuntamento fondamentale: l'elezione del capo dello Stato. «Unendoci - spiega il senatore azzurro Lucio Malan - avremmo il gruppo più numeroso alla Camera e al Senato il che, da prassi, ci consentirebbe di esprimere il primo candidato. Ma non è detto che sia decisivo per far convergere i voti: magari lo fosse».
Resta poi lo spettro del monito di Mara Carfagna: «Non lamentatevi se poi in cinquanta lasciano i gruppi». Previsione choc che per molti in Forza Italia è esagerata e «minatoria». «Non bisogna avere paura di confrontarsi con un progetto - esorta Giorgio Mulè - essere pregiudizialmente contro è il contrario della nostra natura politica». Ma è innegabile che in queste ore si soppesino le reazioni dei parlamentari azzurri. La frenata della capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini è scoperta: «Io sono per un centrodestra unito ma plurale - avverte - Il ruolo delle varie componenti politiche non va annacquato in una federazione». Più favorevole al confronto la presidente dei senatori azzurri Anna Maria Bernini. Ma prima di un summit con la Lega ci sarà un confronto interno ai gruppi.
In serata Antonio Tajani tenta una sintesi che non pare lasciare spazio ad accelerazioni: «Abbiamo accolto con interesse la proposta della Lega - dice al Tg4 - ma non significa fusione». Il coordinatore azzurro lascia però un varco: «C'è la grande voglia di Berlusconi di rafforzare il centrodestra, di coordinare meglio il lavoro in Parlamento». E pare proprio questa la direzione che Berlusconi vuole esplorare. «Ascoltiamo tutti - dice ai suoi- consapevoli che l'obiettivo ideale a cui tendere non vuol dire mettere oggi in discussione storia e identità di Forza Italia».
Ieri il leader ha confermato a Sestino Giacomoni che sarà al vertice di lunedì con i coordinatori regionali sulla raccolta firme per la riforma fiscale a partire dal prossimo weekend. Segno che, federazione o meno, Berlusconi tiene la barra dritta sulle battaglie identitarie. Ma il vertice sarà anche occasione per discutere con i territori di un centrodestra di governo unito.
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