Smart working fino al 31 dicembre 2021, data in cui dovrebbe chiudersi lo stato d'emergenza. Fino ad allora un'azienda potrà avvalersi del lavoro da remoto per i suoi dipendenti, anche senza accordi preventivi, disponendo turni a rotazione oppure impiegando i propri dipendenti al 100%.
La situazione sino al 31 dicembre
Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, al momento si parla di scelta autonoma delle amministrazioni, a patto che vengano garantite regolarità, continuità ed efficienza. Dal 2022, tuttavia, dovrà essere presentato il Piano organizzativo del lavoro agile (Pola) e si potrà usufruire del lavoro da remoto solo per un massimo del 15% dell’attività. In caso di mancata comunicazione del Pola, solo il 15% dei dipendenti potranno svolgere il lavoro da casa. Fino al 31 dicembre, in ogni caso, lo smart working è garantito alle categorie "fragili", ed a quei lavoratori che hanno figli disabili o di età inferiore ai 14 anni.
Non pare possibile, invece, ricorrere a questa tipologia di impego per coloro che non possiedono un Green pass. Al momento la questione è molto discussa, tuttavia, viene specificato che "l’assenza del certificato non può dare in automatico diritto al lavoro da remoto". Secondo quanto riferito dal Corriere, in previsione degli obblighi che entreranno in vigore il prossimo 15 ottobre, molte aziende si starebbero già attrezzando in tal senso, permettendo ai propri dipendenti sprovvisti di Green pass di lavorare in smart working. Un esempio è quanto sta accadendo al gruppo Transmec di Campogalliano (Modena).
Quanto alla pubblica amministrazione, il ministro Renato Brunetta ha già disposto delle linee guida atta ad accompagnare "nel settore pubblico il passaggio dei controlli e della presenza". In questo contesto difficilmente si potrà ricorrere allo smart working in caso di mancanza di certificato verde.
Brunetta: provvedimento epocale
Intervistato da Il Corriere, il ministro e rappresentante di Forza Italia parla di un provvedimento epocale, ricordando anche le parole dell'immunologo Anthony Fauci, che in questi ultimi giorni ha elogiato l'Italia per la gestione della cosiddetta pandemia.
"Fauci in poche parole ha riconosciuto il successo del metodo green pass, la spinta soft alla vaccinazione", ha dichiarato con soddisfazione Renato Brunetta. Una spinta soft in cui si nasconde un vero e proprio obbligo vaccinale? Assolutamente no, per il ministro, che ha precisato: "Non è l’obbligo ed è questa è la genialità dell’operazione. Il green pass riguarda 23 milioni di lavoratori pubblici e privati, l’intero capitale umano del Paese. È un provvedimento universale, una enorme moral suasion su tutti coloro che non si sono ancora vaccinati". E ancora: "Il green pass ci porta a un passo dalla super-sicurezza, perché in modo gentile induce a vaccinarsi".
Brunetta è sicuro che questo metodo porterà a quella che lui definisce"immunità sociale". A suo dire l'intenzione del premier Draghi non è quella di dividere, ma di unire. Oltre al nuovo provvedimento che mette stavolta nel mirino il mondo del lavoro, sarà poi applicata una seria campagna di comunicazione. "Bisogna dare atto a Draghi della sua determinazione sull’estensione del green pass, che speriamo farà vaccinare nel prossimo mese altri 6 o 7 milioni di italiani", ha affermato il ministro.
Quanto allo smart working, Brunetta ha ribadito la sua posizione: "Quella che abbiamo sperimentato è stata una risposta emergenziale nel momento più tragico della pandemia, costruita in poche ore". Necessario tornare al lavoro in presenza, con nuove regole per determinare il lavoro agile nei futuri contratti. "Dopo il 15 ottobre si tornerà in presenza, con gradualità", ha annunciato il rappresentante di FI.
"La novità è che una volta che avremo predisposto le condizioni per uno smart working vero, che partirà da gennaio, ogni amministrazione potrà organizzarsi come crede, sulla base del contratto e della volontà individuale dei lavoratori".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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