Il nuovo ordine di Trump e Netanyahu. Gaza senza Hamas con l'Arabia garante

Incontro per ridefinire lo scenario. Il premier accetterà per salvare il suo governo, se avrà mano libera sull'Iran

Il nuovo ordine di Trump e Netanyahu. Gaza senza Hamas con l'Arabia garante
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Al di là del terribile luna park mediorientale, fra i trucchi di Hamas e il frastagliato ritorno degli ostaggi che tiene Israele in una crisi isterica, di fronte all'infinita teoria di esseri umani che cammina dal Sud al Nord di Gaza. C'è un filo d'Arianna che Netanyahu tiene in mano: il no ad Hamas e il sì alla tregua per gli ostaggi. Come stanno insieme? La strada passa per Washington.

Le parate naziste di Hamas, le fasce verdi e i mitra fra le folle stracciate e i rimasugli della Striscia a pezzi propongono l'idea che Israele abbia combattuto invano, i terroristi rimessi in libertà fanno sanguinare la memoria per le vittime. Ma Netanyahu parte per Washington lunedì, il giorno in cui si comincia a discutere della seconda fase del cessate il fuoco e l'invito di Trump ha un tono volutamente solenne e affettuoso: è il primo capo di Stato invitato alla Casa Bianca dal nuovo presidente. Si discuterà di prospettive di pace e di sfide comuni. Che cosa significa? Il panorama mediorientale è nuovo, Gaza a pezzi, la disfatta di Hezbollah è sotto gli occhi di tutti, in Siria l'esercito resta finché al Jolani non decide (invece di incontrare il governo russo) a garantire che non passano più armi iraniane; a Tulkarem e Jenin si arrestano e si combattono terroristi con l'operazione Muro di acciaio.

La lista dei tre rapiti da restituire oggi è conforme agli accordi, Musa Abu Marzuk uno dei pochi portavoce ha detto che «Hamas è pronta a negoziare con Trump», inusuale dichiarazione. Steve Witkoff, l'inviato Usa per il Medioriente, insieme a Ron Dermer, ministro per gli Affari strategici, ieri ha studiato Gaza sul terreno, e anche questo è molto inusuale. Poi l'incontro di Witkoff con Bibi, un'enciclopedia di punti da discutere. Un paio di cose sono evidenti: Israele vuole i suoi rapiti indietro, però non sopporterà mai che Hamas resti al potere a Gaza. Lo tzir Philadelphi sarà sgomberato solo a tratti e nella terza fase, quando saranno tornati tutti i rapiti. Israele ha imparato la lezione del 7 ottobre, ha dovuto impegnarsi per difendere la sua vita, ora non lascerà ricostruire Gaza con l'egida di Hamas o dell'Anp. Ci vorrà un marchingegno educativo, economico, tecnologico. L'esodo palestinese a Nord di Gaza è pericoloso, dalle finestre dei kibbutz e di Sderot si vedono i cittadini di Gaza, fra loro quelli che vennero al seguito della Nukba.

Trump ha un suo scopo: un ambizioso disegno di pace per cui Israele deve consentire l'entrata in scena di Arabia Saudita, Emirati Arabi e altri Paesi moderati, col beneplacito di Egitto e Giordania. Trump sa che Netanyahu non vuole dirgli no se non è indispensabile, quindi offrirà una soluzione ingegnosa per l'indispensabile sparizione di Hamas e questo forse salverà anche il governo israeliano. Intanto ha avanzato l'idea che i palestinesi che vogliano si spostino in Giordania o altrove. L'idea è storica, la Giordania era l'occupante della Giudea e della Samaria fino alla guerra dei sei giorni. Ma si vedrà: per ora sia da Gaza sia dai Paesi interpellati vengono dei no.

Israele non consentirà altro che una soluzione che veda sparire Hamas dalla gestione di Gaza e qui entra in scena un forte Patto di Abramo con soluzioni tecnologiche, economiche, educative, umanitarie che Netanyahu ascolterà e su cui dirà la sua. È chiaro che in cima, come prezzo fondamentale per la seconda fase, resta l'Iran. Trump sa bene che non ci può essere nessun accordo con gli ayatollah. Questo sarà il vero tema dell'incontro, insieme agli aiuti, la ricostruzione delle case e del territorio.

Israele non lascerà che Gaza risorga se non è sicuro che da là non verrà un nuovo 7 ottobre, Trump ci sta certamente lavorando sopra anche se solo «to make America great again». Netanyahu non dovrà scegliere fra Trump e il suo governo che minaccia il crollo se prosegue il piano di pace.

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