Continua l'incubo per Patrick Zaki, l'attivita egiziano che studiava a Bologna e che da febbraio 2020 è recluso nel famigerato carcere di Tora, in Egitto. Le autorità egiziane hanno disposto ancora una volta il rinnovo della custodia cautelare per altri 45 giorni, notizia confermata agli avvocati dell'Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), l'ong egiziana con la quale Zaki collaborava. Svanisce di nuovo la speranza della liberazione del ventinovenne che frequentava l'università Alma Mater di Bologna e che è accusato di propaganda sovversiva. «Patrick Zaki resterà in carcere per altri 45 giorni. Un accanimento crudele che deve finire subito. Patrick deve tornare a casa!», ha commentato la notizia Amnesty Italia, mentre il suo portavoce, Riccardo Noury, ha parlato di «crudeltà infinita».
Negli ultimi mesi si sono susseguite le udienze in cui ogni volta è stata rinnovata per 15 o 45 giorni la detenzione preventiva di Zaki, nonostante i numerosi appelli e iniziative del governo italiano, di politici, attivisti e associazioni. Lo scorso 22 novembre l'ambasciatore italiano al Cairo, Giampaolo Cantini, a seguito della richiesta di incontro espressa anche da altri Paesi europei al ministero degli Esteri egiziano già nelle fasi immediatamente successive agli arresti degli attivisti di Eipr, aveva avuto un colloquio con l'assistant Foreign Minister egiziano per i Diritti umani, ambasciatore Gamaleddin.
In quell'occasione, il rappresentante diplomatico italiano aveva manifestato la forte preoccupazione per l'inasprimento della repressione nei confronti della società civile e per la situazione dei diritti umani in Egitto, ribadendo la richiesta di un pronto rilascio dello studente.
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