«Sono convinta che il vaccino arriverà, ma c'è il rischio che lo useranno in pochi a meno che non sia reso obbligatorio con quello dell'influenza». A sollevare le perplessità è Ilaria Capua, direttore del One Health Center of Excellence, University of Florida (Usa), nel corso del webinar live Il cammino della scienza e gli impatti per l'umanità organizzato da The European House - Ambrosetti. «Il vaccino arriverà - è convinta Capua - magari fra due anni, ma se abbiamo trovato la cura per l'Hiv, un virus difficile, sono convinta che il potenziale c'è: vaccini contro altri coronavirus che funzionano e sono immunogeni su modello animale, ce ne sono e gli animali si comportano nello stesso modo. Bisogna metterci i fondi», conclude.
Ma anche sui vaccini i virologi sembrano avere pareri diversi. «Credo che saremo esposti ad altri ceppi del virus, ha spiegato invece Robert Gallo, il virologo e immunologo americano co-scopritore dell'Hiv come causa dell'Aids. Temo che l'immunità generata dal vaccino non sia duratura, perché ravvisiamo analogie tra i peplomeri di questo virus e quelli dell'Hiv. E gli anticorpi nel caso dell'Hiv non sono duraturi». Un atteggiamento più cauto. «Stiamo facendo delle sperimentazioni con alcuni potenziali vaccini, ma non si sa ancora se saranno efficaci, sicuri o se avranno effetti collaterali. Dovremo aspettare, ha spiegato Gallo. Un'altra possibilità è che ci siano altri tipi di protezione a livello endemico che assicurano una sorta di immunità innata alla popolazione. È quel che proponiamo di fare con il vaccino antipolio per via orale, ha spiegato .
«Ci sono vari fattori da considerare - sostiene Gallo - sul perché c'è una variazione tra le diverse zone: in primis il vaccino antipolio per via orale costa poco, è disponibile in grandi quantità, è semplice da assumere. Basta sciogliere una compressa sulla lingua, inoltre è ampiamente dimostrato che è sicuro e per chi ha già fatto il vaccino antipolio, non rappresenta quasi alcun pericolo o comunque i rischi sono estremamente bassi». Il virologo americano ha poi fatto analogie, «Quello che hanno in comune il coronavirus e l'Hiv - argomenta Gallo - sono tutti gli aspetti e gli insegnamenti di una pandemia. C'è sempre un lato positivo nella tragedia.
Con l'Hiv ci sono stati molti lati positivi a livello scientifico, ma anche sociale: il maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti con l'Africa in fatto di salute pubblica per prima cosa. Spero che la pandemia conduca a maggiore interazione a livello scientifico e medico tra le nazioni. Finora non l'ho visto - conclude - ed è l'aspetto più deludente, specie nei nostri rapporti con la Cina».
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