Nuovo record di occupati a novembre a quota 23,74 milioni, un incremento di 30mila unità rispetto a ottobre e di ben 520mila addetti rispetto allo stesso mese del 2022. È quanto ha reso noto ieri l'Istat, precisando che il tasso di occupazione è rimasto invariato al 61,8% e quello di disoccupazione è sceso dal 7,7% di ottobre al 7,5%, mentre il tasso di inattività è aumentato al 33,1% (+0,1 punti percentuali su base mensile, ma -1,1 punti in confronto a novembre 2022). Lo comunica l'Istat precisando che rispetto al mese precedente aumentano gli occupati e gli inattivi, mentre diminuiscono i disoccupati. I 520mila posti creati in 12 mesi corrispondono a un incremento di 551mila unità dei dipendenti a tempo indeterminato e di 26mila autonomi, mentre il numero dei contratti a termine è inferiore di 57mila unità. Sia l'occupazione maschile (+7mila in un mese e +263mila su base annua) che quella femminile (+24mila in un mese e +258mila su base annua) hanno entrambi toccato il record storico. Il numero di disoccupati è diminuito di 66mila unità.
«Il buon andamento dell'occupazione fotografato dall'Istat è il riflesso delle politiche del lavoro introdotte in questo primo anno di governo e che hanno avuto un obiettivo ben preciso: puntare sulla formazione per rendere le persone più occupabili e velocizzare l'incrocio fra domanda e offerta di lavoro a favore di un mercato più inclusivo», ha commentato il ministro del Lavoro, Marina Calderone. «I dati sull'occupazione certificano, ancora una volta, il buon lavoro del governo Meloni. Un altro colpo per chi continua a tifare contro l'Italia e gli italiani per meri scopi politici», le ha fatto eco il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
«Un mercato del lavoro tonico anche nella parte finale del 2023 conferma come la nostra economia sia stata in grado di attraversare, senza troppe conseguenze negative, un periodo molto complicato facendo ben sperare per il futuro prossimo: il 2024 potrebbe essere un altro anno di crescita, seppure non brillante», ha chiosato l'Ufficio studi Confcommercio. Le dinamiche del lavoro, prosegue l'analisi, «hanno permesso, in un periodo di elevata inflazione, di sostenere i redditi delle famiglie e i consumi». In ogni caso, ha concluso Confcommercio, «non vanno trascurati elementi di grave e persistente criticità: la partecipazione delle donne al mondo del lavoro, seppure in aumento negli ultimi anni (52,9% a novembre), è ancora molto lontana dai valori medi europei e resta penalizzante l'elevato numero di inattivi tra la popolazione al di sotto dei 35 anni (74,4% tra 15 e 24 anni e 23,7% tra 25 e 34 anni)».
Secondo il segretario generale aggiunto della Cisl, Daniela Fumarola, i dati positivi sono frutto di diversi fattori tra i quali il calo dei prezzi energetici, gli ultimi fuochi del Superbonus, il boom del turismo e gli investimenti del Pnrr e soprattutto il taglio del cuneo. Poiché alcuni di questi propulsori sono destinati a esaurire la loro spinta, ha aggiunto, «è necessario porsi obiettivi ambiziosi come Paese, su sviluppo, investimenti, attuazione del Pnrr, politiche attive e formazione, politiche industriali».
Un tema, quello della qualità della formazione, sollevato anche dal presidente di Adapt, Francesco Seghezzi, secondo cui l'aumento di 48mila unità degli inattivi dopo molti mesi di calo «significa che persone che prima cercavano attivamente lavoro, ora hanno smesso di farlo, questo è uno dei segnali in controtendenza». La guardia non può essere abbassata proprio ora.
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