Ode al segnatempo. Che è vivo. E sa di tradizione e innovazione

I 60 marchi hanno forte vitalità in un momento delicato per il mercato

Ode al segnatempo. Che è vivo. E sa di tradizione e innovazione
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Così Cyrille Vigneron, Presidente della Fondazione Watches and Wonders Geneva, sul Salone dell'Alta Orologeria che, cominciato lo scorso martedì 1° aprile, si chiuderà oggi: «Tutti devono poter vivere un'esperienza unica. Watches and Wonders Geneva è una manifestazione all'insegna del contatto e della vivacità, e siamo determinati a mantenerla tale». In crescita costante, in quanto a marchi partecipanti, arrivati, quest'anno a 60, con l'ingresso, tra gli altri, di Bulgari, Meistersinger e Pequignet, l'evento ginevrino, ormai rimasto unico appuntamento espositivo annuale a livello mondiale (unitamente all'omologa manifestazione che avrà luogo dopo l'estate a Shanghai, riferita primariamente alle aree di mercato del Far East e Middle East), ha acceso ufficialmente le luci sul 2025 delle lancette, in virtù dell'effervescenza propositiva della città Ginevra, sia legata al Salone stesso, sia quale insostituibile richiamo per molti altri brand che hanno affollato gli alberghi a cinque stelle o aree fieristiche alternative.

Riguardo la prima, Watches and Wonders ha organizzato molte situazioni a tema nell'ambito del format «In the City», tra le quali va citata quella finalizzata alla creazione di nuovi legami tra competenza orologiera, letteratura, filosofia, psicologia e storia; non è mancata, poi, al cinema «Bio», a ricordare le radici della straordinaria tradizione elvetica nell'arte del segnatempo, la proiezione di «Les Héritiers des Paysans-Horlogers», un documentario sui contadini di una volta, divenuti appassionati orologiai. All'interno del Salone, addetti ai lavori, tra stampa specializzata e rappresentanti del trade, e pubblico, hanno potuto immergersi nei progetti degli studenti presentati al LAB, vero e proprio incubatore di idee dedicato all'innovazione; medesimo obiettivo che ha animato il «Village horloger» sul Pont de la Machine, nell'ambito del quale, giovani visitatori si sono cimentati in laboratori di orologeria e gioielleria, ed hanno potuto informarsi sul sempre maggiore coinvolgimento della microtecnologia nella definizione del segnatempo.

Tornando agli eleganti e raffinati ambienti del PalaExpo ginevrino, l'ingresso di nuovi brand ha determinato una revisione degli spazi espositivi, in particolare, quelli riguardanti i marchi del Gruppo LVMH, ossia Bulgari, Hublot, TAG Heuer e Zenith, con stand ampliati e personalizzati (in particolare, quello di TAG Heuer, celebrativo della partnership con la Formula 1), oppure, la ricollocazione ed estensione delle aree del «Carré des Horlogers» e de «La Place», dove diversi brand indipendenti sono stati opportunamente valorizzati.

Le grandi complicazioni, evidentemente, hanno giocato il ruolo di protagonista con, in prima fila, Bulgari, con l'Octo Finissimo Ultra Tourbillon decimo record del mondo nel segmento degli ultrapiatti -, il Reverso Tribute Minute Repeater di Jaeger-LeCoultre 7 brevetti, con gong in cristallo e martelli «trébuchet» dall'inedito design e con effetto a catapulta -, il Minute Repeater Perpetual di A. Lange & Söhne - con nuovo movimento manuale e intenso quadrante smaltato nero -, il Patek Philippe Quadrupla Complicazione in platino, dove, al movimento di base, costituito da cronografo e ripetizione minuti, sono stati aggiunti i moduli del calendario perpetuo e del rattrapante - e, infine con il Roger Dubuis Excalibur Grande Complication, 8 soli pezzi in oro rosa, in cui Ripetizione Minuti, Calendario Perpetuo Bi-retrogrado e Tourbillon sono alimentati da un doppio rotore.

Sono dei «talking piece», a cui potremmo aggiungere il Toric Calendario Perpetuo di Parmigiani Fleurier, dalla raffinata espressività, il Vacheron Constantin Traditionnelle Calendario Perpetuo con Tourbillon celebrativo dei 270 anni della Maison, lo Chopard L.U.C. Quattro da 39 mm, omaggio ai 25 anni della manifattura di movimenti L.U.C., oppure ancora, lo splendido, ci si consenta di affermarlo, Arnold & Son Constant Force Tourbillon (11 pezzi in edizione limitata), con quadrante in smalto Grande Feu, il cui meccanismo, visibile sul retro, riprende e miniaturizza quello su cui Abraham-Louis Breguet assemblò il suo primo Tourbillon (poi consegnato al figlio di Arnold nel 1808), ossia il Cronometro da Marina n.

11 di John Arnold, in omaggio al suo amico, scomparso due anni prima che il Maestro di Neuchâtel ne registrasse il brevetto. Simili capolavori hanno accompagnato una buona effervescenza creativa, non scontata in un periodo di mercato decisamente delicato e complesso, foriera di nuovi e virtuosi equilibri competitivi.

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