Eppure c'è ancora qualcuno che li chiama giornalisti progressisti. Sebbene approvino, nel loro giornale filogovernativo, la pubblicazione di un commento grondante di odio contro l'avversario politico. Quel «dovrebbero intervenire i partigiani del Cnl con lo schioppo», vergato da Alessandro Robecchi sulle colonne del Fatto Quotidiano, ha scatenato un tumulto mediatico.
Secondo questa fine penna, i neo-partigiani dovrebbero sparare contro gli esponenti di Fratelli d'Italia. E Giorgia Meloni che diventa la «sora Meloni» fa sorridere in confronto al resto. «Indicare gli obiettivi da colpire nei capi della opposizione con lo stesso linguaggio che utilizzavano le Br è gravissimo», scrive su Twitter il senatore di Fratelli d'Italia, Adolfo Urso. Ma c'è di peggio. «Non si è mai visto un pesce svuotarsi l'acquario da solo, bisognerebbe aiutarlo come l'altra volta, settantacinque anni fa», si legge in chiusura dell'articolo. La diretta interessata stavolta non lascia correre, ed oltre a chiedere chiarimenti all'Odg, chiede a Travaglio «se consideri normale che si scriva che bisognerebbe sparare addosso agli esponenti di Fratelli d'Italia. È o non è questa istigazione all'odio e alla violenza? Pretendo su questo una parola chiara, perché c'è un limite che non si può superare, e voi l'avete superato». E se pure la sinistra si è indignata e ha espresso solidarietà alla Meloni, allora davvero vuol dire che Travaglio e Company stavolta l'hanno veramente fatta fuori dal vaso. «Per essere profondamente democratici bisogna essere contro qualsiasi istigazione alla violenza», il pensiero di Emanuele Fiano del Pd. «Chi fa informazione ha una responsabilità pubblica che non può sottovalutare.
L'istigazione all'odio è sempre sbagliato, ma quando proviene da un giornale diventa pericoloso», dice Maria Elena Boschi, presidente dei deputati di Italia Viva. «La considero una cosa indegna e pericolosa», la condanna di Carlo Calenda. E pensare che Travaglio si spaccia pure per l'erede di Montanelli. Questo fa davvero rabbrividire.
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