
Mentre il Protocollo Albania degli hotspot extra Ue per la gestione delle domande d'asilo piace sempre di più in Europa, la Ue ammette che «sono in linea con le normative europee, con gli obblighi previsti dal diritto dell'Ue e internazionale e dai diritti fondamentali» anche le modifiche al piano che allarga il perimetro dei centri di Shengjn e Gjader ai Cpr per chi ospitare chi ha già un decreto di espulsione dall'Italia, ha sottolineato il portavoce, che ha tenuto a sottolineare la differenza tra la norma nazionale e il concetto di hub di rimpatrio o return hubs che entrerà in vigore solo con il nuovo Piano migrazione e asilo previsto per il 2026, anche se l'Italia ha chiesto di anticiparlo. «È ragionevole pensare che le partenze verso l'Albania ripartiranno da qui ad una settimana, massimo dieci giorni», assicura il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi.
«Non esiste alcuna normativa che consenta l'extraterritorialità nella gestione dei rimpatri», scrivono in una nota gli eurodeputati del Pd Alessandro Zan e Cecilia Strada, che presenteranno presto un'interrogazione alla Commissione europea «per sapere su quale base giuridica ritiene che questo decreto sia compatibile col diritto dell'Unione europea». Ma perché allora il trattenimento dei clandestini nei Cpr in Albania invece sarebbe in regola? Tutto ruota sulla modifica della norma sui trattenimenti nei Cpr del 2023, che regola il «come», non il dove, e che ha allungato da tre a 18 mesi (6 mesi iniziali, seguiti da proroghe trimestrali) il periodo di detenzione amministrativa massima «di cittadini stranieri in attesa di espulsione» - esclusi (in teoria) gli stranieri richiedenti asilo, per i quali il trattenimento è stato fissato a 18 mesi, secondo l'articolo 6 del decreto legislativo 142/2015 - per i quali «sussistano esigenze specifiche (se lo straniero non collabora al suo allontanamento o per documenti da Paesi terzi in ritardo.
Già due anni fa il governo aveva previsto di potenziare la capienza dei Cpr e di edificarne di nuovi in zone «scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili». Tecnicamente, il Cpr da 44 posti (allargabili a 140 posti ma anche di più, promette il Viminale) costruito in Albania come da Protocollo con l'Albania rientra in questa fattispecie e non sono stati oggetto di contestazioni né dall'opposizione né dalla Ue. La stessa riforma ha modificato l'articolo 6 del decreto legislativo n. 142 del 2015 e prevede che nei Cpr ci possano andare «in appositi spazi», dove possibile, e «nei limiti dei posti disponibili» anche chi fa domanda di protezione internazionale» ma non ha documenti validi (passaporto non in corso di validità o senza valore legale, documentazione ritenuta incompleta o inidonea a dimostrare dove vive per essere poi «agevolmente rintracciato» su lavoro e alloggio), stranieri a rischio fuga o pericolosi, irregolari che aspettano l'esecuzione di un'espulsione, hanno dichiarato in passato false generalità o alias (reato scoperto sempre più frequente dopo l'uso delle banche dati e del rilevamento delle impronte digitali con codice univoco) o non hanno rispettato un precedente provvedimento di espulsione, anche se in attesa di protezione internazionale, se considerata strumentale (magari arrivata dopo un lungo periodo da clandestini in Italia) a ostacolare il provvedimento di rimpatrio o «per ritardare o impedire» la sua espulsione, gli stranieri accusati di gravi crimini o «pericolosi per l'ordine e la sicurezza pubblica» anche per colpa di condanne anche con sentenza non definitiva per reati come il traffico di stupefacenti o il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina mentre è stata bocciato dai giudici il trattenimento di chi non ha presentato un'«idonea garanzia finanziaria», pari a circa 5mila euro (la sentenza è quella del giudice di Catania Jolanda Apostolico, oggi a riposo).
Intanto i dati sui rimpatri di Eurostat danno ragione al governo.
Nel quarto trimestre del 2024, a 124.935 cittadini (+11,5%) non Ue è stato ordinato di lasciare un Paese dell'Unione e 28.630 persone sono state rimpatriate. L'Italia è quinta con 7.515 ordini di allontanamento, dopo la Grecia (11.405).
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