Olanda, eventi vietati. E il premier non va a Baku

Coprifuoco e indagini sugli allarmi ignorati

Olanda, eventi vietati. E il premier non va a Baku
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Continua a essere altissima la tensione ad Amsterdam, dopo la caccia all'ebreo di giovedì a margine della partita tra Ajax e Maccabi Tel Aviv di Europa League. Le autorità locali hanno proibito per tre giorni ogni manifestazione pubblica in tutto il territorio della città di Amsterdam, provvedimento questo che non si vedeva da anni e che fa a pugni con la proverbiale cultura di tolleranza che caratterizza la metropoli olandese.

Nel frattempo il governo olandese sta indagando per verificare se siano stati ignorati eventuali avvertimenti provenienti da Israele. «È ancora in corso un'indagine - scrive il ministro della Giustizia David van Weel in una lettera al Parlamento - sui possibili segnali di allarme provenienti da Israele. I magistrati hanno dichiarato che intendono procedere il più velocemente possibile». La gravità della situazione è anche testimoniata dalla decisione del premier olandese Dick Schoof di annullare la sua presenza alla Cop29 che si aprirà domani a Baku, in Azerbaigian, per continuare a gestire la situazione «a causa dell'impatto sociale degli eventi di giovedì notte ad Amsterdam». Schoof aveva subito dure critiche interne per non aver lasciato venerdì il vertice informale europeo di Budapest. Schoof ha anticipato che domani si terrà una riunione del consiglio dei ministri sul tema e che «martedì parlerò con varie organizzazioni ebraiche e non solo sulla lotta contro l'antisemitismo».

Intanto quattro sospetti dei 62 inizialmente fermati dalla polizia di Amsterdam sono ancora trattenuti, come ha reso noto la portavoce della polizia Marijke Stor.

Uno dei quattro accusati di violenza pubblica è un 26enne identificato grazie alle riprese delle telecamere a circuito chiuso, riporta il New York Times. «Se le persone vengono rilasciate, non significa che non siano più sospettate - ha detto Stor -. Altri arresti possono essere effettuati, naturalmente, perché l'indagine è ancora in corso».

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