Israele punta la Striscia. "Ora offensiva totale contro la nuova Shoah"

Oltre mille morti. Il governo: "Gaza mai più come prima". Raid di Hezbollah dal Libano, Hamas colpisce le città. Razzi dalla Siria

Israele punta la Striscia. "Ora offensiva totale contro la nuova Shoah"
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Sarà «offensiva totale» a Gaza, dopo l'assedio totale. La guerra in Israele entra oggi nel suo quinto giorno e alla fine di un'altra giornata di passione ieri è stato il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant a dare l'annuncio, mentre i carri armati continuavano ad ammassarsi al confine con la Striscia: «Ci stiamo muovendo verso una completa offensiva. Abbiamo il controllo dell'area. Hamas si pentirà. Gaza non sarà mai più quella di prima». Poi la promessa: «Chiunque venga a decapitare, uccidere donne, sopravvissuti all'Olocausto, lo elimineremo con tutte le nostre forze e senza compromessi».

La risposta israeliana è proseguita ieri con altre bombe su Gaza, ma la furia di Hamas non si è fermata dopo il massacro del 7 ottobre, che ha fatto mille morti fra gli israeliani, tra cui bimbi e neonati decapitati, oltre 2800 feriti e fra i 130 e i 150 rapiti. Erano le 5 del pomeriggio quando una pioggia di razzi dalla Striscia si è abbattuta su Ashkelon, la città a sud di Israele, a 40 chilometri dal confine nord di Gaza, 130mila abitanti. Gli integralisti islamici avevano avvertito gli abitanti un paio d'ore prima, intimando di lasciare l'area. Hanno colpito il porto, mandato in fiamme imbarcazioni, e un hotel. Ma lo scudo anti-missile Iron Dome ha protetto i civili.

Gli islamisti non fermano gli attacchi via cielo sui civili, mentre gli Usa, come promesso, inviano i primi aiuti militari, valutano di avvicinare un'altra portaerei nel Mediterraneo, ma escludono il coinvolgimento delle proprie truppe. Le sirene suonano a Tel Aviv, dove nel mirino c'è ancora l'aeroporto, e non smettono di avvertire la popolazione a nord, area attaccata (invano) da una quindicina di razzi degli integralisti Hezbollah dal Libano, a cui gli israeliani rispondono con l'artiglieria. I terroristi sostengono di aver colpito un tank con un missile anti-carro, Israele risponde che si tratta di una torretta di osservazione. In serata partono lanci di razzi dalla Siria verso Israele, Tel Aviv risponde.

Lo Stato ebraico tenta intanto di compattarsi politicamente contro il nemico, i partiti della maggioranza danno mandato al premier Benjamin Netanyahu di «costituire un governo di emergenza nazionale» con l'opposizione, mentre il capo del Cogat, coordinatore delle attività dell'esecutivo per i Territori, il generale Ghassan Alian, ribadisce ciò che il premier ha detto il giorno prima, promettendo di mettere fine al controllo degli islamisti su Gaza: «Hamas è diventato l'Isis. Volete l'inferno e lo avrete». Netanyahu, durante il colloquio telefonico in serata con il presidente Usa Joe Biden, parla di «una ferocia mai vista dai tempi della Shoah. Centinaia di massacri, famiglie distrutte nei loro letti, donne brutalmente violentate e assassinate».

Il tempo stringe e dopo l'invito ai palestinesi di lasciare Gaza da sud, attraverso il valico di Rafah al confine con l'Egitto, le forze di difesa israeliane colpiscono il varco almeno tre volte, spingendo Il Cairo a chiuderlo e lasciando intendere che bombarderanno anche i camion con eventuali aiuti verso la Striscia, 3 i feriti. Ma Israele sente di non avere scelta. Non può permettersi altri errori e deve evitare che i terroristi siano ulteriormente riforniti sotto banco.

Emergono nuovi macabri dettagli sul massacro del 7 ottobre. Nel kibbutz di Kfar Aza sono stati trovati i corpi di bambini e neonati con la testa tagliata. Hamas ha camuffato una ventina di veicoli da auto della polizia israeliana.

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