
Da icona antimafia a legale di una famiglia di 'ndrangheta il passo è breve. Fa discutere la scelta dell'ex pm siciliano Antonio Ingroia (nella foto) di rappresentare la vedova di Antonio Bellocco, l'esponente dell'omonimo clan della 'ndrangheta nel direttivo della curva Nord interista ucciso a coltellate lo scorso 4 settembre fuori da una palestra a Cernusco sul Naviglio, nel Milanese, dall'ex ultrà nerazzurro (oggi pentito, come ha rivelato per primo il Giornale) Andrea Beretta.
Oggi davanti ai pm di Milano Paolo Storari e Sara Ombra e alla gup di Milano Rossana Mongiardo, nell'aula bunker del carcere di San Vittore, Ingroia si costituirà parte civile nel processo rito abbreviato sull'omicidio - uno dei tanti filoni dell'inchiesta che vede alcuni esponenti delle curve di Milan e Inter alla sbarra per una miriade di reati, da traffico di droga e di armi al business dei parcheggi fino al tentato omicidio dell'altro ex ultrà Enzo Anghinelli. La dinamica è chiara, cristallizzata dalle telecamere installate nel piazzale della palestra che hanno ripreso l'omicidio consumato dentro la Smart di Bellocco. Beretta ha ammesso di aver ucciso Bellocco con diverse coltellate perché temeva di essere fatto fuori dal rampollo di 'ndrangheta dagli affari della Nord. Un'ipotesi a cui crede il capo dell'Antimafia Milanese Alessandra Dolci: «La criminalità organizzata era interessata all'indotto economico dello stadio», ha detto ieri il pm.
Insomma, sembra un compitino facile facile, quasi notarile. Ma al telefono l'ex pm antimafia ci anticipa la sua strategia e perché difendere la vedova di un rampollo non lo imbarazza. «Mi ha contattato per il mio passato da pm, non mi fa nessun effetto, dovrebbe? Timbrare la moglie di patente mafiosa mi sembra eccessivo.
Difendo i diritti della donna e dei figli piccolissimi contro l'impostazione della Procura che non vuole contestare all'assassino né la premeditazione, né l'accanimento sulla vittima visto il numero di coltellate, forse perché sarebbe un cosiddetto collaboratore. Questo dirò in aula». Un bel pizzino per gli ex colleghi.
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