Contagi e ricoveri ancora in salita. Ma non a causa di Omicron, come chiarito dal direttore del dipartimento di prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. In Italia la quasi totalità dei casi è ancora riconducibile alla Delta, il 99%. «Si parla tanto di variante Omicron, ma per ora, a parte un piccolo focolaio, non sta circolando in Italia», precisa Rezza che annuncia una prossima flash survey con l'Istituto superiore di sanità per monitorare le varianti.
Ma intanto ieri il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha segnalato il primo caso Omicron in Veneto, un uomo appena tornato dal Sudafrica. Il quadro dell'Italia nell'ultimo Report Iss è in peggioramento: l'incidenza dei casi per 100mila abitanti sale a 155 (ma ieri era già a 161), scende ma di poco, l' Rt che va a 1,20. E a contagiarsi sono soprattutto i giovani, in aumento la fascia sotto i 20 anni. Dopo il Friuli-Venezia Giulia passa in giallo anche Bolzano. Il virus continuerà a circolare e dunque, prosegue Rezza, «l'obiettivo principale non è l'immunità di gregge ma evitare malattie gravi, la congestione dei posti letto in area medica e terapia intensiva. C'è un aumento dei casi, ma i ricoveri in intensiva sono contenuti: vuol dire che i vaccini funzionano».
I dati in peggioramento sono confermati dal bollettino di ieri: 17.030 nuovi casi e 74 morti. Il tasso di positività sale al 2,89. I ricoverati in area medica sono 5.385, più 87; in intensiva sono 708, più 10 in 24 ore. Un aumento, dice Rezza, «non esplosivo». La popolazione protetta dal vaccino rallenta la circolazione e soprattutto l'aggravamento. Esattamente un anno fa il bollettino registrava 993 morti.
Non a caso le regioni più in difficoltà sono quelle con la percentuale più alta di persone non vaccinate. Nell'ultima settimana (26 novembre-2 dicembre) l'incidenza settimanale a livello nazionale arriva a 155 per 100mila dai 125 casi della settimana precedente. A Bolzano però l'indice è schizzato a 645 casi ed è salito sopra i 300 oltre che in Fvg anche in Veneto e Valle d'Aosta dove i ricoveri ordinari sono al 24%.
In calo ma sempre sopra la soglia epidemica l'indice di trasmissibilità basato sulle ospedalizzazioni che si attesta a 1,09 contro il precedente 1,15. In media il tasso di occupazione delle terapie intensive è al 7,3 in salita nel confronto con il 6,2 della settimana precedente ma comunque sotto la soglia di rischio del 10. Ma si tratta della media. Hanno sforato la soglia di rischio Bolzano con il 17,5 di posti letto in emergenza occupati da pazienti Covid; Fvg, 14,9; Marche 12; Veneto, 10,5, Umbria 10,2.
In aumento anche i ricoveri in area non critica: 9,1% a livello nazionale contro l'8,1%. Ma Fvg è al 23% contro una soglia di rischio del 15% e Bolzano al 19. La valle d'Aosta è al 28,3 e sfiora il limite la Calabria con il 14,1. Per l'arancione la soglia di rischio è 30% in area medica e 20 in intensiva. Solo l'Umbria è classificata a rischio basso, mentre Liguria e Veneto sono classificate ad alta probabilità di progressione a rischio alto. Le altre sono tutte a rischio moderato.
Se l'andamento della curva non rallenterà con un aumento medio dell'1 % delle ospedalizzazioni nell'ultima settimana è evidente che proprio a ridosso del Natale molte regioni potrebbero passare alla zona di rischio superiore, gialla o arancione per quelle già in giallo. A rischio Veneto, Calabria, Liguria, Marche e Lazio mentre la Lombardia «tiene».
Il presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro, confida nell'effetto terze dosi invitando a mantenere le misure di protezione.«La mascherina, i comportamenti prudenti e la campagna vaccinale possono invertire la curva con una riduzione del carico ospedaliero e delle intensive», assicura Brusaferro.
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