Le Ong vogliono il comando delle operazioni in mare

Chiedono un centro di coordinamento dei soccorsi Unhcr e Iom: stop al ritorno dei migranti in Libia

Le Ong vogliono il comando delle operazioni in mare

Le Ong gettano la maschera e cavalcando l'ultimo naufragio dei migranti svelano i loro veri piani per l'estate, che si teme porterà ad un aumento di partenze dalla Libia. «Il regime di frontiera europeo continuerà a uccidere se non viene fermato. Attori statali e Frontex vogliono solo proteggere i confini e non le persone» denunciano i talebani dell'accoglienza di Alarm Phone, come se fosse un delitto difendere le frontiere. Il centralino dei migranti riceve le telefonate dai satellitari che i trafficanti consegnano ai migranti sui gommoni. Ieri su Twitter Alarm Phone ha annunciato che i sistemi europei, compreso quello di Roma, «devono essere aboliti e sostituiti da un Civil Rescue Coordination Centre finalizzato ai soccorsi anziché alle stragi in mare». In pratica un Centro di coordinamento delle Ong, che dovrebbe gestire liberamente con le loro navi i recuperi dalla Libia replicando i fasti del 2016-2017 quando sbarcarono in Italia 180mila migranti all'anno. Alarm Phone insiste che «gli ultimi giorni sono stati duri. Una madre e il suo bambino sono morti dopo che il gruppo con cui erano a bordo ci ha telefonato. Poi, 130 persone che ci hanno chiamato sono state lasciate annegare dalle autorità europee e libiche».

Ovviamente non si fa cenno che i corpi della madre e del bambino sono stati recuperati dalla Guardia costiera libica assieme a 106 migranti ancora vivi nel mare in tempesta. I libici sono stati gli unici non ad abbandonare, ma a soccorrere almeno uno dei gommoni partiti da Khoms, mentre l'altro è affondato.

Ieri il commodoro Massoud Abdelsamad, portavoce della Marina di Tripoli, ha bollato come «assolutamente false» le accuse delle Ong di avere lasciato annegare i migranti. «Abbiamo ricevuto la richiesta di soccorso e inviato un'unità da al-Khoms direttamente alla posizione ricevuta da Malta e dall'Italia» ha spiegato l'alto ufficiale. Nonostante le onde alte sei metri i libici sono riusciti ad individuare uno dei due gommoni salvando 106 migranti.

L'Ong francese Sos Mediterranee, che con la sua nave Ocean Viking ha trovato i resti del gommone affondato e una decina di cadaveri, ha lanciato la campagna #BastaMortiInMare continuando a puntare il dito contro Tripoli e l'Europa. In vista della campagna estiva sta arrivando a dare manforte Sea watch 4, l'ammiraglia dei talebani tedeschi dell'accoglienza, salpata ieri dalla Spagna.

In appoggio alle Ong sono scese in campo anche le costole dell'Onu. Unhcr e Iom chiedono la riattivazione delle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, uno stop al ritorno dei migranti in porti non sicuri (leggi Libia) e la creazione di un meccanismo di sbarco che alla fine riguarderà sempre l'Italia.

La propaganda buonista contro la Guardia costiera libica viene smascherata da un audio pubblicato sul sito del Giornale, che dimostra come le Ong, quando fa comodo, attivano proprio Tripoli per soccorrere i migranti in mare. Il 27 marzo l'aeroplano Seabird, che individua i gommoni partiti dalla Libia ne ha trovato uno, ma probabilmente non c'erano navi «umanitarie» in giro. Nonostante il gracchiare alla radio si sente chiaramente che dal cielo viene lanciato il «mayday» a tutte «le stazioni» in ascolto per «un'imbarcazione con 50 persone a bordo in difficoltà che ha bisogno di assistenza immediata». Alla fine risponde una motovedetta della tanto vituperata Guardia costiera libica, che chiede di ripetere le coordinate.

L'Ong volante, che come le altre contesta l'attivazione dei libici se proviene dall'Italia, perché riportano i migranti a terra nei campi di detenzione, non ha problemi a ripetere la posizione del gommone poi intercettato alla deriva.

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