Open, Renzi al contrattacco "È hackeraggio di Stato. Faldone da 94mila pagine"

L'ex premier: "Processo politico alla politica. Mi odiano perché ho mandato a casa Conte"

Open, Renzi al contrattacco "È hackeraggio di Stato. Faldone da 94mila pagine"

Matteo Renzi continua la sua controffensiva verbale, la sua paziente ma non per questo meno tagliente opera di scomposizione e ricomposizione dell'indagine monstre sulla Fondazione Open, 94mila pagine di faldoni da cui continuano a uscire informazioni e dettagli apparentemente riguardanti più la sua sfera privata che quella giudiziaria.

Dopo il faccia a faccia con Marco Travaglio nella trasmissione di Lilli Gruber, l'ex premier prende la parola al Festival de Linkiesta, intervistato da Christian Rocca, Simonetta Sciandivasci e Sergio Scalpelli. E qui torna a spiegare le ragioni di quella che nella sua visione altro non è che «una campagna d'odio nata perché dieci mesi fa abbiamo scelto di aprire una crisi per mandare a casa Conte».

«È uno scandalo, un hackeraggio di Stato - attacca Renzi - Sono 94 mila pagine manco fosse un processo mafioso, resterà come un processo politico alla politica. In questa vicenda non trovando assolutamente nulla, hanno trovato una mail inviata a me da un giornalista che fa una serie di ipotesi su come sconfiggere la macchina del fango che si era attivata dopo il referendum e dice che dovremmo fare campagne allusive e diffamanti come quelle del Fatto quotidiano e io ho rispondo no perché noi non facciamo queste cose. Il Fatto a quel punto cosa fa? Si indigna, dice: ma come vi permettete? Ma cosa ha? Forse un problema di violazione del copyright? Io dico: mettetevi comodi perché il processo finirà nel 2025 e ci saranno 4 anni per sbizzarrirsi. Finora sui giornali sono finiti perfino i miei ordini delle pizze oppure, cosa grave, io che parlo di un amico che sta morendo di tumore. Io non ho nulla da temere perché mi hanno controllato tutto».

Sulla sua attività di conferenziere super-pagato in giro per il mondo Renzi non gioca certo in difesa. «Ho il problema che mi pagano per ascoltarmi. Prima quelle cose le dicevo gratis, avranno un problema loro» dice sorridendo. Poi più seriamente: «Per me si può anche stabilire che un parlamentare deve fare solo il parlamentare o che un politico non può fare conferenze in giro per il mondo o in alcuni Paesi, ma deve valere per tutti perché quando le faceva Prodi nessuno diceva niente».

C'è poi la dimensione politica e le prove tecniche di un gruppo centrista-liberale che potrebbe prendere forma attraverso l'alleanza tra Italia Viva, Azione, +Europa e altri. «Giudico un'ottima notizia che Calenda abbia lasciato la famiglia dei socialisti europei e abbia chiesto l'iscrizione ai liberali di Renew Europe» dice Renzi. Proprio ieri, peraltro, Sandro Gozi, oggi eurodeputato eletto in Francia nel partito di Macron, ha organizzato a Roma un evento del Gruppo Renew Europe, il gruppo liberale che potrebbe diventare il laboratorio della nuova alleanza. Un appuntamento a cui hanno partecipato anche Giuseppe Benedetto della Fondazione Einaudi e Maria Elena Boschi. «Dobbiamo guardare alle cose che ci uniscono che sono molte e molto più serie e importanti di quelle che ci dividono. In Italia è l'agenda di Mario Draghi. Dobbiamo essere preparati a proseguirla anche dopo questa legislatura. Il vecchio bipolarismo italiano è un fattore di blocco, è un rischio per l'Italia e l'Europa, impedisce di portare avanti un'agenda riformatrice da oggi al 2030» dice Gozi.

Il segretario generale del Partito democratico europeo lancia anche l'amo verso Forza Italia. «Mi domando cosa ci facciano insieme ai sovranisti molte donne e uomini di Forza Italia visto che arrivano dalla tradizione liberale, democratica e riformatrice».

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