Operazione antiriciclaggio con sorpresa: Bruno Peres in una delle case sequestrate

Il giocatore della Roma viveva in un attico avuto in comodato d'uso

Operazione antiriciclaggio con sorpresa: Bruno Peres in una delle case sequestrate

Quando, ieri mattina, hanno fatto irruzione nell'attico di viale Copenaghen 39, all'Eur, Bruno Peres dormiva. Svegliato di soprassalto dai carabinieri del nucleo operativo di via in Selci, il difensore della Roma, non credendo di trovarsi di fronte alle forze dell'ordine, ha chiamato il 112. Sfrattato dall'appartamento sequestrato al suo proprietario, Fabio Pignatelli di 48 anni, al giocatore brasiliano è toccato spiegare il perché di quella strana locazione, un comodato d'uso scaduto da tempo.

«La vicenda ha contorni ancora poco definiti», commenta il legale di Pignatelli, l'avvocato Massimo Ferrandino. L'attico ceduto a Peres è uno dei beni sequestrati a una banda di presunti truffatori, 28 persone indagate, 19 arrestati dei quali 13 in carcere, da tre anni nel mirino dei carabinieri. I reati? Associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e al trasferimento illecito di valori, traffico d'influenze, truffa aggravata per ottenere erogazioni pubbliche, emissione di false fatture, millantato credito. A capo della banda un ex terrorista, già condannato per armi e un tentato colpo di Stato tra il 1986 e il 1996, Massimo Sforza, 56 anni. Sforza, con altri personaggi fra gli anarco-insurrezionalisti della capitale, nel 2000 viene condannato per banda armata. Al suo attivo sequestri di persona e rapine messe a segno in 10 anni per l'acquisto di esplosivi, armi da guerra, cantine da utilizzare come deposito di armi e munizioni o per nascondere latitanti, infine per la pubblicazione di periodici eversivi. Fra i destinatari delle due ordinanze di custodia cautelare un dirigente del Mise, Alessandro Caroselli, 63 anni, e un commercialista romano, Antonio Valente, 59 anni. Due personaggi chiave, Caroselli e Valente, per l'organizzazione: secondo la Procura facevano ottenere o agevolavano l'erogazione di finanziamenti pubblici, denaro che veniva poi «dirottato» in conti intestati a teste di legno. È proprio un insospettabile a far scattare le indagini.

Siamo ad Anticoli Corrado, un paesino alle porte di Subiaco. Fabio Massimo Mummolo, 58 anni, è un pregiudicato che passa le giornate all'osteria. Un giorno si presenta al bar: «Offro da bere a tutti», dice mostrando le tasche piene di soldi. Nelle mani 12mila euro. In poche ore la notizia fa il giro del borgo e arriva ai carabinieri. Mummolo viene messo sotto osservazione. I militari accertano che ogni settimana l'uomo riceve migliaia di euro sul proprio conto. Denaro che viene prelevato e consegnato a personaggi della banda.

Un sistema semplice e collaudato: basta individuare società operanti in vari settori che, tramite il commercialista, avanzano al Mise le richieste di finanziamento. Il dirigente del dicastero fa ottenere il denaro. Ricevuti i fondi i conti delle società vengono svuotati.

In pochi giorni il denaro entra nei conti correnti dell'organizzazione o di «teste di legno» come Mummolo. Solo fra il novembre del 2018 e il settembre del 2019 viene erogato un milione e mezzo di euro a tre diverse società. Sequestrati 25 appartamenti e 290 conti correnti per un valore di oltre 5 milioni di euro.

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