Sesso e sharia nello Stato islamico vanno di pari passo. L’Isis, infatti, oltre ad amministrare la giustizia, ora regola anche il commercio delle schiave del sesso in base alla dottrina e alle indicazioni degli imam. Le donne, secondo un documento emesso dal Califfato, devono essere comprate dopo aver formulato un’offerta in busta chiusa. I miliziani che vogliono usufruire di questi servigi devono registrarsi presso il battaglione dove sono schierati o nella città dove vivono e lavorano. Tutti i documenti relativi all’amministrazione dello Stato Islamico sono stati raccolti da Aymenn Jawad Al-Tamim, un ricercatore della Oxford University.
“Per quanto riguarda i fratelli che svolgono 'ribat' in prima linea, - si legge nel documento - il coordinamento sarà fatto con l'emiro del battaglione e sarà successivamente trasmessa al funzionario di amministrazione entro dieci giorni al massimo dalla data del presente bando”. E ancora: “Chi non registra il suo nome non ha diritto a partecipare al mercato delle schiave”. Il documento che si conclude con l’esortazione: Allah è il garante di successo. Ci sono anche donne che vogliono combattere in prima linea ma la maggior parte sono destinate a dedicare anima e corpo ai mujaheddin e provengono da tutta Europa e non solo. L’Espresso racconta la storia di alcune di queste ragazze. Una è francese, Solene Przybylak, scappata dal suo paese ancora minorenne che ha cambiato nome in Fatima. Ha attraversato Italia, Balcani e Turchia per raggiungere il marito che combatte tra le fila di Jabhat Al Nusra. Altre tre minorenni inglesi sono partite il 17 febbraio dello scorso anno dall’aeroporto di Gatwick, dirette verso Istanbul, ma come tre ragazze austriache di origine bosniaca partite in aprile, hanno preferito il jihad.
Altre ragazze hanno cambiato i loro profili Facebook e hanno assunto nuovi nomi mentre i genitori sono partiti per la Turchia nella speranza di ritrovarle. In Tunisia esisteva una cellula specializzata nel reclutamento di donne per il jihad è stata smantellata a fine 2014 tra Marocco e Spagna. Il gruppo operava tra le città di Fnideq e Sebta in Marocco e Melilla e Barcellona. Anche un semplice cappotto all’occidentale può comportare pene severissime. Ecco cosa si legge nel documento: “È giunta alla nostra attenzione, suscitando il nostro sgomento e rabbia, che alcune studentesse indossano abbigliamento succinto (possibile riferimento a delle gonne) e il cosiddetto cappotto: questo vestito è il vestito degli ebrei, dei cristiani e il vestire dei miscredenti non ha nulla a che fare con l'Islam che è un percorso per la rimozione del vizio e per la modestia”.
Contro gonna e cappotto il aCliffo ha deciso di schierare le sue truppe: “Quindi noi, i soldati del Califfato orgogliosi della religione di Dio, in guardia contro l'uso di questi vestiti, dopo il rilascio di questa pubblicazione, diamo un termine di 3 giorni solo per avvertire che sarà applicata la sentenza della legge di Dio nei confronti di chi continua a vestirsi in quel modo”.
Le ritorsioni riguardano anche i parenti delle donne che si vestono all’occidentale. “Non dormiamo sopra l'ingiustizia, faremo arrostire i vostri corpi e noi raccoglieremo le vostre anime. Avvertiamo il padre della studentessa di cambiare i vestiti prima che lui la raccolga in un cestino”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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