Il governo Conte è sempre più in difficoltà. "Non hanno più neanche i numeri per approvare un provvedimento a maggioranza semplice, se ne rendono conto?", attacca il leghista Roberto Calderoli che, in una nota, evidenzia come ieri la maggioranza abbia ottenuto solo 125 voti favorevoli sulla riduzione dell'elettorato attivo per il Senato, mentre su quello passivo Palazzo Madama non si è espresso.
"Ricordo a tutti che in Commissione era stato approvato all'unanimità il mio emendamento che prevedeva che i votanti per il Senato fossero 18enni e che coloro che potevano essere eletti avessero 25 anni, esattamente come accade per la Camera dei deputati. Peccato che dopo i veti e i ricatti dei Cinque Stelle e di Leu per ottenere dal Pd il sì alla riduzione del numero dei parlamentari, dunque per altre ragioni rispetto all'età per eleggere ed essere eletti al Senato, si è intervenuti nella modifica dell'articolo 58 solo sull'elettorato attivo lasciando inalterato l'età dei 40 anni per chi si candida a essere eletto", spiega il vicepresidente del Senato. Ma, al di là di questo, Calderoli chiede di fare attenzione ai numeri con cui quel provvedimento è passato e sottolinea: "Ci sono stato 125 si e 84 astenuti. E sarebbe stato sufficiente che l'opposizione insieme a Italia Viva non partecipasse al voto, perché non si arrivasse neppure al raggiungimento del numero legale di 141, necessario per l'approvazione del provvedimento". L'ex ministro delle Riforme ricorda, inoltre, che un simile provvedimento nelle prossime votazioni, ossia in terza e quarta lettura, necessiterà di 161 voti, una cifra ben lontana dagli attuali 125. "Si prenda atto che le scuole sono chiuse da mesi e non riapriranno se non in una minima parte, che i porti sono aperti in Italia e chiusi nel resto del mondo, e che la prima cosa da chiudere davvero è questa legislatura fallimentare. Va bene difendere la poltrona ma a tutto c'è un limite, perché questa legislatura è finita con il voto di ieri al Senato...", conclude Calderoli.
La situazione alla Camera
Alla Camera, invece, i numeri sembrano essere più rassicuranti, ma si segnala una certa maretta all'interno del M5S. Quattro deputati (Fabio Berardini, Andrea Colletti, Marco Rizzone ed Elisa Siragusa) hanno espresso parere contrario nel voto finale sul dl Semplificazioni. Ma a far rumore non sono stati tanto i presenti, quanto gli assenti. In totale, secondo quanto emerge dai tabulati di Montecitorio consultati dall'agenzia Dire, mancavano 76 deputati, pari al 38% del gruppo. Di questi 31 erano in missione, mentre gli altri 45 erano assenti "ingiustificati". A quanto pare il taglio dei parlamentari, a Montecitorio, sembra essere stato effettuato ben prima di conoscere l'esito del voto sul referendum confermativo. Al voto finale del dl semplificazioni, gli 'assenti' a vario titolo sono stati 261. Hanno, quindi, votato appena 367 deputati su 630. Tra gli assenti solo 62 risultavano in missione, mentre altri non hanno partecipato al voto, pur essendo liberi da impegni istituzionali. Si tratta di ben 199 deputati: 53 sono di Fi, 45 del M5s, 42 della Lega, 21 del Misto, 15 Fdi, 14 del Pd, 5 Leu, 4 Iv.
Con tutte queste assenze, la maggioranza necessaria all'approvazione si ferma oltre 100 deputati al di sotto della soglia dei 315 deputati che è la metà dei componenti l'aula. Il testo è stato, infatti, approvato con appena 214 si', 149 no e 4 astenuti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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