Ora indaga mezza Italia sulla morte di David Rossi

Mps, Genova apre un fascicolo sulle foto sparite. Al lavoro anche i pm di Verona e Firenze

Ora indaga mezza Italia sulla morte di David Rossi

Mezza Italia indaga sulla strana morte di David Rossi, sui festini gay con alcuni dei magistrati che condussero le indagini sul presunto suicidio del manager Mps e sulle minacce agli escort che hanno avuto il torto di raccontare - prima alle Iene poi alla commissione parlamentare sul giallo di Siena - i retroscena delle orge. Secondo fonti del Giornale ci sarebbero fascicoli aperti con diverse ipotesi di reato attinenti il caso Rossi non solo a Siena e Genova ma anche a Roma, Firenze e Varese.

Se anche David Rossi si fosse ucciso, qual è questa «cosa troppo grossa» che ha combinato? Così recita uno dei bigliettini lasciati dal manager, strappati e finiti in un cestino poi «miracolosamente» ricomposti da un pm e gettati in pasto alla stampa e alla Rete a poche ore dalla morte per avvalorare questa ipotesi. Quali misteri ruotano attorno alla vita privata di Rossi e delle persone «che avrebbe potuto mettere nei guai» con i magistrati che indagavano sul crac della banca senese dopo il pasticcio delle obbligazioni che ha affossato conti e ambizioni di una delle banche più vecchie d'Europa, che agli italiani è già costata parecchi miliardi? «Rossi venne sospettato di essere stata la fonte dei giornalisti», ma la vicenda venne chiarita in tribunale, come racconta Davide Vecchi nel suo libro sul suicidio imperfetto», ci dice un cronista che lo conosceva bene. Intanto la commissione presieduta dall'ex Csm Pierantonio Zanettin (Forza Italia) in pochi mesi ha scoperto più cose che due procure in otto anni. Ieri la Procura ligure ha fatto sapere di voler indagare sullle 60 foto (e due video) fatte dalla polizia scientifica nella scena del crimine, magicamente sparite dagli atti a disposizione delle parti e consegnate alla commissione dopo l'audizione choc della funzionaria della Scientifica Federica Romano, come ha scritto per primo Il Giornale. Quali manina li ha tolti dal fascicolo? E perché secretarle? Facile. Dietro quegli scatti all'apparenza innocui ci possono essere dei dettagli sfuggiti finora. Oggi sappiamo con certezza che le prove nell'ufficio di Rossi furono compromesse dall'imperizia di chi, rovesciò il cestino, rovistò sulla scrivania, spostò libri e oggetti. Resta da capire se il racconto fatto alla commissione dall'ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena Pasquale Aglieco, anch'egli avvistato ai festini da un escort (audito in commissione che lo stesso Aglieco ammette di aver pedinato il giorno della sua deposizione fin sotto palazzo San Macuto), sia o meno affidabile. La presenza di Aglieco nell'ufficio di Rossi non è a verbale ma ci sono foto che lo ritraggono sulla scena. E alcuni inquirenti ricordano una sua sfuriata con la Questura sulla competenza a indagare, davanti ai pm spazientiti per il litigio («Qui stiamo lavorando, piantatela...»).

«Gli atti di indagini alla base dei due provvedimenti di archiviazione della Procura senese sono incompleti», dice al giornale Carmelo Miceli, deputato Pd e legale della famiglia Rossi che vuole riaprire il caso, «ma ora è necessario che la vicenda non sia più trattata con indagini spezzatino che allontanano la verità». Oggi intanto la commissione sarà a Siena, I Ris dovranno simulare la caduta di Rossi da terzo e quarto piano. Ieri Mps avrebbe preteso una pulizia straordinaria del palazzzo, richiamando il responsabile dalle ferie.

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