Il dittatore nord coreano, dato per morto, riappare in pubblico dopo la misteriosa scomparsa per tre settimane, ma potrebbe comunque essere malato come ha rivelato il capo dell'intelligence di Taiwan. E alle sue spalle nelle fotografie pubblicate dai media di regime spicca con impeccabile tailleur nero e camicetta bianca la probabile erede, Kim Yo-jong, la sorella più giovane.
Kim Jong-un non appariva in pubblico dall'11 aprile, ma ieri ha inaugurato una fabbrica di fertilizzanti a Sunchon, a nord della capitale Pyongyang. In «divisa» scura alla Mao è stato immortalato mentre tagliava il nastro rosso all'ingresso dell'impianto. La «prova» in vita sono 12 fotografie, che in realtà potrebbero essere state scattate anche tempo fa. Il dittatore appare sorridente, sovrappeso, con la solita sigaretta in bocca e attorniato da fedelissimi del regime che non indossano mascherine. Le sue guardie del corpo, al contrario, hanno il volto coperto da maschere nere. L'agenzia di stampa del regime annuncia con i soliti toni trionfali che il supremo leader è stato accolto da «tutti i partecipanti, che hanno intonato l'urrah!». In alcuni scatti cammina normalmente e in altri è a bordo di una macchinetta elettrica da campo da golf assieme a funzionari di regime.
Al taglio del nastro è un segnale la presenza della sorella, Kim Yo-jong, indicata come erede. Non è un caso che all'inaugurazione sia presente anche Pak Pong-ju, vice presidente della Commissione Affari Statali, presieduta dallo stesso Kim e del Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori. Pure lui è indicato come papabile nel comitato della successione. La preferita, però, sarebbe la sorella trentenne. I due hanno legato quando studiavano assieme, sotto falso nome, in un istituto di Berna a fine anni Novanta.
Kim Yo-jong è la seconda donna entrata nel Politburo, che controlla la Corea del Nord. Ed è sempre lei a curare l'immagine agiografica del fratello alla guida dell'Ufficio agitazione e propaganda del regime. Non solo: dal 2018 ha partecipato agli incontri storici del fratello con il presidente sud coreano e avrebbe favorito l'apertura con gli Usa e il summit del dittatore con il presidente Donald Trump.
Dopo il fallimento del vertice con gli americani la sorella è tornato nell'ombra fino alla sparizione di Kim. Il 15 aprile non si è fatto vedere neppure alle celebrazioni dell'anniversario della nascita del nonno fondatore della dinastia stalinista. Le voci più insistenti lo davano per morto oppure moribondo a causa di un intervento al cuore o ancora peggio contagiato dal Covid-19. Un'altra pista lo segnalava relegato a Wonsan, sulla costa orientale della Corea del Nord, dove era fermo il suo treno personale. Forse a bordo di un panfilo cercava di evitare il virus.
Ufficialmente, nel paese più chiuso al mondo non esistono contagi, ma oltre 20mila spersone sarebbero state isolate e i cinesi hanno ammesso di avere inviato carichi di tamponi a Pyongyang. Nelle ultime ore il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha confermato che gli Usa «temono una carestia nella Corea del Nord, la carenza di cibo» probabilmente legata alle restrizioni per contenere il virus.
Nell'ultima carestia che colpì il Paese dal 1994 al 1998 si stima che siano morte da un minimo di 800mila persone ad un massimo di 4 milioni. E ieri il capo dell'intelligence di Taiwan, Chiu Kuo-cheng, ha comunque confermato che Kim Jong-un «è malato».
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