Emergono dettagli sulla presenza di Beppe Grillo a Roma in questi giorni: è spuntato un accordo che prevede un pagamento che corrisponderebbe a circa 300mila euro annui per l'attività di comunicatore in favore della sua creatura politica.
In molti, tra addetti ai lavori e non, si erano domandati se il fondatore del MoVimento 5 Stelle fosse di nuovo nella capitale per contribuire a risolvere i problemi giuridici della leadership di Giuseppe Conte, con nuove offensive promesse da parte degli attivisti rappresentati dall'avvocato Lorenzo Borrè. Ma, al netto degli incontri con i vertici, che comunque sono stati confermati, il motivo della visita romana sembra essere un altro.
Come ripercorso questa mattina da Domenico Di Sanzo sul Giornale, nella trattativa era entrata anche la questione del contratto per la collaboratrice Nina Monti. Ma sembra che alla fine l'accordo, almeno su quel punto, non sia stato trovato. Ma qual è stata la reazione dei parlamentari pentastellati, dopo aver saputo che Grillo, come si legge da comunicato che circola pure su Repubblica, avrebbe svolto "attività di supporto nella comunicazione con l'ideazione di campagne, promozione di strategie digitali, produzione video, organizzazione eventi, produzione di materiali audiovisivi per attività didattica della Scuola di formazione del Movimento, campagne elettorali e varie iniziative politiche"?
Le acque, tra i grillini, erano già abbastanza tormentate. A tenere banco bastava la questione "Ucraina", con una mozione che sarebbe ormai pronta a che sarebbe stata preparata dal senatore Alberto Airola: un testo con cui si chiederebbe a Mario Draghi di smettere di fornire auslio militare al Paese guidato da Volodymyr Zelensky e di assecondare la richiesta di Vladimir Putin sul Donbass. I parlamentari convintamente atlantisti, ossia i "dimaiani", non possono assecondare questa impostazione. Tant'è che il senatore Primo De Nicola ha domandato "ordine" all'avvocato orginario di Volturara Appula.
Stando a quanto ripercorso dall'Ansa, però, adesso c'è "maretta" anche per il contratto che sarebbe stato garantito al garante. I 300mila euro, appunto, anche se per qualcuno si tratterebbe di una cifra inferiore. Il problema che viene posto da chi ha sollevato malumori - come si legge - è quello delle restituzioni, una delle architravi del grillismo delle origini.
Ecco, il fatto che a Grillo possano spettare quei soldi per le attività di comunicazione, per qualche parlamentare, costituirebbe ragione sufficiente per smettere di restituire parte degli stipendi da parlamentari, com'è prassi pentastellata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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