"Salvini fermi la corsa di Berlusconi, non si può eleggere un presidente con 505 voti, crollerebbe tutto in una fase che vede il Paese scosso dalla pandemia". Dopo anni e anni passati ad accusarlo di strizzare l'occhio al mondo estremista e di non fare l'interesse dell'Italia, ecco che oggi il Partito democratico si scopre nuovo amico di Matteo Salvini in vista dell'elezione del prossimo presidente della Repubblica. Una mossa ovviamente opportunista, dettata da una sola esigenza primaria: stoppare l'eventuale elezione di Silvio Berlusconi come nuovo capo dello Stato.
Le minacce del Pd
A parlare per conto del Pd è stata Debora Serracchiani che, in un'intervista a La Stampa, ha provato a fornire spiegazioni sulle modalità con cui il centrodestra dovrebbe affrontare la partita per il Colle: "Se pensano di eleggere qualcuno con 505 voti ci pensino bene, si assumerebbero un rischio troppo grande". I dem però devono farsene una ragione: questa volta la coalizione formata da Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia parte da una posizione di vantaggio numerico e ha le carte in regola per poter esprimere un presidente della Repubblica di centrodestra.
Salvini sta continuando a lavorare per riunire tutti i leader dei partiti attorno a un tavolo, per condividere quantomeno un metodo per l'elezione del capo dello Stato. Un'azione democratica e di assoluto dialogo. Come l'avranno presa i democratici? Ponendo veti e arrivando addirittura a minacciare conseguenze politiche, agitando lo spettro di elezioni anticipate nel tentativo disperato di incutere timore.
Dal Nazareno pochi giorni fa hanno fatto sapere che "finché il centrodestra ha una posizione ufficiale attorno a Silvio Berlusconi, il dibattito resta congelato". E oggi la Serracchiani ha ribadito che non ci sono i presupposti per dialogare con il centrodestra se la carta del Cavaliere resta sul tavolo: "Abbiamo detto che finché il suo nome resta in campo, si fatica a sedersi al tavolo che indica Salvini, perché non si potrebbe trovare la larga maggioranza che cerchiamo".
Il terrore della sinistra
È bastata una sola ipotesi per creare il panico a sinistra. Sì, perché quella di Berlusconi a oggi è solamente una possibilità: il leader di Forza Italia non ha ancora sciolto le riserve e il centrodestra prima dovrà riunirsi per concordare una strategia comune. Eppure nello schieramento rosso l'agitazione è notevole: l'approdo del Cav al Quirinale sarebbe un boccone indigesto, una sconfitta politica per chi in questi anni ha portato avanti un'opera di demonizzazione nei suoi confronti.
Lega e Fratelli d'Italia in più di un'occasione hanno assicurato che saranno fedeli se Berlusconi dovesse decidere di scendere in campo per il Colle.
Indubbiamente andranno ottenuti i voti anche al di fuori dello schieramente di centrodestra, ma comunque Antonio Tajani si è detto ottimista: "Dalla quarta votazione possiamo farcela. C'è un folto gruppo di parlamentari, quelli del Misto, che non stanno in alcun partito e saranno decisivi. Sono in contatto con i nostri parlamentari e dirigenti. Ne abbiamo un numero piuttosto consistente".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.