"I fascisti non mi fanno paura". Andrea Orlando è andato in ospedale a fare visita ai sei immigrati che sono rimasti feriti da Luca Traini nella sparatoria di sabato scorso. "Sono andato a Macerata e per questo io e la mia famiglia abbiamo ricevuto offese e minacce - ha raccontato il Guardasigilli ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital - ma sono stato cresciuto da comandanti partigiani e mi hanno insegnato che i fascisti non vanno tenuti in considerazione perché al momento buono sono sempre scappati. Non mi fanno paura".
Intervistato da Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto su Radio Capital, Orlando attacca duramente i politici che cercano "giustificazioni sociologiche" al raid di Traini per le vie di Macerata. Per la sinistra si tratta, né più né meno, di un attacco razzista. Per la destra, ferma restando la dura condanna, il raid nasconde un disagio sociale che serpeggia in tutto il Paese e che sarebbe stato generato dalle politiche buoniste del governo e dall'incapacità di respingere i clandestini e di integrare i profughi. "Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sono degli irresponsabili - tuona - dare una forma di giustificazione a un comportamento criminale e terroristico è un modo per sdoganarlo e dargli un valore politico, è un rischio enorme".
Nell'intervista a Radio Capital, Orlando rivenica la diminuzione del numero degli stranieri presenti in Italia. "Sono più gli italiani andati all'estero che gli stranieri arrivati - attacca - Berlusconi cosa direbbe se anche gli altri Paesi rimandassero indietro i nostri concittadini? I fenomeni vanno regolati, certo, ma dire che siccome Traini ha sparato bisogna mandare a casa 600mila persone è un modo di ragionare che disonora il Paese, la Costituzione e quella che pomposamente la destra chiama 'patria', che è una cifra di civiltà e di valori". Il Guardasigilli è preoccupato del fatto che Traini sia stato accolto in carcere dagli applausi degli altri detenuti: "È un segno di profonda involuzione, che segna un clima contro il quale bisogna reagire".
A Orlando non è stato possibile incontrare la famiglia di Pamela, la 18enne romana fatta a pezzi da due pusher nigeriani. "Ho sentito telefonicamente lo zio della ragazza - ha spiegato - che è anche legale della famiglia, che mi ha ringraziato di averlo cercato, penso ci vedremo nei prossimi giorni".
Secondo il Guardasigilli, però, dietro questi fatti di cronaca c'è ipocrisia: "Ci si muove per lo sdegno di questa vicenda, ma poi chi si dice sdegnato si approfitta e diffonde particolari sulla vita della ragazza. Raccolgo l'appello dello zio che chiede pietas sulla ragazza rispetto a ricostruzioni che non hanno nulla a che vedere con la vicenda".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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