Oro, obbligazioni e Stati Uniti: così i risparmi sono al sicuro

In caso di Grexit, Borse sull'ottovolante. Meglio stare alla larga dalle azioni europee e mettere in portafoglio un 50% di valute estere

Oro, obbligazioni e Stati Uniti: così i risparmi sono al sicuro

Se l'incubo Grexit dovesse concretizzarsi, le Borse entrerebbero in un tunnel inesplorato e, soprattutto nelle prime settimane, diverrebbero estremamente «volatili», cioè sarebbero quasi certamente soggette a violenti strappi al ribasso. La prima cosa da fare per difendere i nostri risparmi sarebbe, quindi, diminuire il numero di azioni (soprattutto quelle della zona euro) in portafoglio, per comprare Etf o fondi di investimento agganciati ai titoli di Stato tedeschi e americani. Bisognerebbe, poi, sottoscrivere le obbligazioni emesse dalle società di Wall Street e, proprio in chiave difensiva, arricchire il cocktail dedicando una parte della liquidità all'oro e un'altra ai titoli in valute estere. L'imperativo, comunque, è evitare le decisioni emotive, perché potrebbero rivelarsi irrimediabili.

Azioni: poche e «difensive»

Il mercato azionario e, più in particolare, l'Europa sarebbe probabilmente il più colpito dal dopo Grexit. Sia perché le Borse della zona euro sono quelle che hanno registrato i maggiori guadagni da inizio anno e sia perché tutti i titoli in euro sarebbero fortemente venduti dagli investitori esteri, preoccupati dalla tenuta della moneta unica. Per coloro che volessero mantenere una quota di azioni si raccomanda, per prima cosa, di ridurne il peso: se, per esempio, il nostro portafoglio di riferimento è esposto di solito al 40% in Borsa, dovreste scendere al 30%, riducendo soprattutto le azioni della zona euro. In secondo luogo sarebbero da preferire Etf e fondi specializzati sui settori che dovrebbero subire meno attacchi dalle vendite (come il farmaceutico e l'alimentare) e su quelli che dovrebbero riuscire a registrare un buon rialzo degli utili (come, in particolare il tecnologico). Infine, ma soltanto per coloro capaci di mantenere il giusto sangue freddo, si potrebbe aumentare la quota di liquidità in portafoglio (per esempio portandola al 10% o, addirittura, al 20%): non appena i mercati azionari dovessero scendere di almeno un 10% si potrebbe iniziare a investire parte di questa liquidità (5% o 10%) per poi proseguire con il restante 5% o 10% quando e se gli indici di Borsa scendessero di un ulteriore 10%. In questo modo si comprerebbero titoli azionari a prezzi scontati.

Bond: vince il medio termine

La scelta più semplice e più ovvia in ottica di una Grexit è quella di investire in bund tedeschi e in titoli di Stato Usa (i cosiddetti Treasury) tramite Etf e fondi specializzati puntando soprattutto sui titoli a medio termine (scadenza tra uno e 5 anni). Questo dovrebbe permettere di sfruttare la caratteristica di porto sicuro di questa tipologia di titoli: quando ci sono crisi su mercati, infatti, gli investitori tendono ad acquistare titoli di Stato tedeschi e americani perché ritenuti i più sicuri del mercato. Nel caso dei Treasury, inoltre, il risparmiatore dovrebbe anche approfittare del probabile rafforzamento del dollaro americano che deriverebbe dalla forte crisi di affidabilità della moneta unica provocata dall'uscita della Grecia dall'euro. Un'altra scelta di portafoglio, sebbene con un grado di rischio maggiore rispetto a quella relativa ai titoli di Stato tedeschi e Usa, è rappresentata da etf e fondi obbligazionari corporate Usa, i prodotti finanziari che investono cioè sulle obbligazioni delle società di Wall Street. Il loro grado di affidabilità è inferiore allo Stato americano, ma in compenso i rendimenti offerti sono molto più interessanti. Infatti attualmente possono offrire tra i due e i tre punti percentuali in più rispetto ai Btp di uguale scadenza. In ogni caso le imprese americane vantano attualmente un tasso di fallimento molto basso, bilanci abbastanza solidi e inoltre dispongono in cassa di molta liquidità (cioè hanno meno debiti del solito): risultano pertanto a limitato rischio insolvenza. Inoltre puntando su questi etf e fondi il risparmiatore si assicura anche la rivalutazione del dollaro prevista in caso di Grexit.

Oro: fino al 10% del giardinetto

Sono in molti a ritenere che le quotazioni del metallo giallo siano destinate ancora per un bel po' di tempo a oscillare tra i 1.150 e i 1.200 dollari l'oncia, ma in caso di Grexit le cose potrebbero cambiare. Infatti il prezzo potrebbe continuare ad oscillare intorno all'attuale quotazione (1.180 dollari) ma, in caso di panico sui mercati, registrare anche un rialzo che, sommato al rafforzamento del dollaro, potrebbe comportare un guadagno piuttosto interessante. Per tutte queste ragioni una quota del 10% in portafoglio in Etf specializzati sull'oro è consigliabile.

Cambi: bene dollaro e renminbi

Destinare almeno un 30% in valute estere rappresenta anche senza Grexit un consiglio valido. Se ci fosse la Grexit, la quota potrebbe salire anche al 40% - 50%, in quanto gli investitori di tutto il resto del mondo, dagli americani agli asiatici, dai sudamericani al Medio Oriente, rivedrebbero i propri investimenti in titoli in euro riducendone probabilmente la quota in portafoglio alla luce del futuro imprevedibile della divisa unica europea.

I risparmiatori dovrebbero quindi preferire in particolare, titoli in dollari Usa, in franchi svizzeri, in corone svedesi e in corone norvegesi, cioè le monete che tendono di solito a rafforzarsi quando sui mercati ci sono perturbazioni. Una quota del 5% in fondi ed Etf in renminbi cinesi può rappresentare un ulteriore scudo soprattutto a medio e lungo termine.

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