Bari Legati alle sedie con le braccia bloccate dietro la schiena con le maniche delle felpe e dei maglioni, imbavagliati con i fazzoletti sulla bocca per non farli piangere né gridare; e poi le botte: gli schiaffi, gli spintoni, la testa schiacciata sul pavimento, percosse accompagnate da insulti e minacce. Ecco - secondo la Procura di Bari - le sequenze dell'orrore che per circa due anni si sarebbe abbattuto su bambini e ragazzi affetti da autismo in un centro di riabilitazione dell'area metropolitana. Questo è quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, che ieri hanno arrestato quattro educatrici, tra cui una insegnante di sostegno: hanno tra i 28 e i 42 anni, sono accusate di maltrattamenti, a tutte il gip ha concesso il beneficio dei domiciliari; altre due maestre risultano indagate nella stessa inchiesta. «Questa è mia figlia, sono orgoglioso di mostrarla al mondo intero», dice una madre stringendo la manina della bimba. La donna racconta che la piccola un giorno è tornata a casa con lividi e segni di morsi: «Mi hanno detto spiega che erano stati provocati da altri compagni». Insieme a lei ci sono altri genitori che, appena appresa la notizia, si sono subito precipitati nella struttura. Dove adesso c'è chi racconta come i bambini fossero sempre impauriti al punto da proteggersi il volto con le mani durante il pranzo, un riflesso innescato dal timore delle botte.
I carabinieri hanno portato alla luce centoventi casi che si sarebbero verificati nel giro di appena un mese: giornate che sarebbero state scandite da botte e minacce, storie drammatiche rimaste sepolte sotto un muro di silenzio difficile da abbattere anche per gli investigatori. L'orrore sarebbe infatti andato avanti per lungo tempo in quelle stanze ingentilite da disegni e cuoricini, dove invece ritengono gli inquirenti si celava una realtà inquietante e rimbalzavano urla e insulti su nove bambini e ragazzi tra i 7 e i 15 anni, persone colpite da gravi forme di autismo e quindi non in grado di raccontare quanto accadeva là dentro. I primi sospetti sono così affiorati solo a ottobre scorso, quando una dipendente ha deciso di parlare e si è rivolta ai carabinieri: ha detto di aver assistito a comportamenti violenti, ha riferito delle vessazioni. A quel punto sono subito cominciate le indagini ed è scattata una minuziosa caccia ai riscontri in cui si sono rivelate decisive immagini e intercettazioni. A volte i maltrattamenti avvenivano nei bagni. E i microni sistemati dagli investigatori hanno catturato le urla rivolte a bimbi e adolescenti, il rumore delle percosse, il pianto di bambini; alcuni di loro soffrono di forme di mutismo, per cercare di proteggersi si mettevano le mani dinanzi agli occhi nel tentativo di allontanare l'orrore quotidiano.
Gli investigatori si sono subito resi conto della gravità della situazione. Le indagini sono andate avanti a ritmo serrato, poi la svolta con le ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip Giuseppe Abbatista su richiesta del sostituto procuratore Michele Ruggiero. L'inchiesta, condotta anche con la consulenza tecnica di uno psichiatra che ha depositato una relazione choc, non è però conclusa. Gli inquirenti vogliono verificare se davvero nessuno sapesse nulla di quello che accadeva nel centro e intendono fare luce su quel lungo silenzio che ha coperto l'orrore.
Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro dell'Interno Matteo Salvini: «Telecamere in asili e case di riposo, un impegno che voglio trasformare in realtà», scrive il vicepremier in tweet aggiungendo che «sono ormai oltre cento gli episodi di violenza registrati in tre mesi».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.