L'orrore del sabato nero, 79 anni dopo, trova parole nette a raccontarlo. L'anniversario del 16 ottobre 1943, giorno della deportazione degli ebrei romani, quando 1023 persone rastrellate al Ghetto e in altre zone della città vennero deportate ad Auschwitz (ne tornarono solo 16), viene ricordato dalla politica con commozione e fermezza trasversali. Ovviamente, anche dal centrodestra al lavoro sul futuro governo e dai neoeletti presidenti di Senato e Camera arriva una condanna senza se e senza ma a quella pagina terribile della nostra storia. Anzi, «una delle pagine più buie della nostra storia», per dirla con Ignazio La Russa. La seconda carica dello Stato, oltre a esprimere la sua «più sincera vicinanza» alla comunità ebraica, ricorda come «quel giorno, oltre mille persone tra donne, uomini e bambini furono strappate ai loro affetti e deportate al campo di sterminio di Auschwitz», e come sia «compito di tutti, a cominciare dalle più alte istituzioni, tramandarne il ricordo affinché in futuro non si ripetano mai più simili tragedie».
Toni simili nelle parole del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, secondo il quale «il sabato nero del ghetto di Roma deve rappresentare una memoria indelebile affinché simili orrori non si ripetano mai più». E il dovere della memoria, aggiunge Fontana, spetta in primis alle istituzioni «per contrastare qualsiasi forma di razzismo e antisemitismo». Anche il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, sottolinea «il dovere di riflettere su quello che fu l'inizio di una barbarie che non possiamo e non dobbiamo dimenticare», auspicando che il ricordo di quella «ferita indelebile» venga perpetuato tra i giovani e diventi «un monito per le nuove generazioni, affinché condannino con forza il razzismo e l'antisemitismo, atti criminali che la nostra civiltà non può tollerare in alcuna forma». Di «pagina buia e incancellabile della nostra storia» parla il numero uno del Carroccio, Matteo Salvini, che ammonisce: «Oltre al nostro ricordo e alla nostra solidarietà alla comunità Ebraica, dobbiamo garantire l'impegno affinché certi orrori non si ripetano. L'antisemitismo non dev'essere mai sottovalutato o - peggio tollerato». Netta, non equivoca, anche la presa di posizione di Giorgia Meloni, che dopo aver chiamato, in mattinata, la presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, in una nota ricorda il 16 ottobre come una giornata «tragica, buia e insanabile» avvenuta «per mano della furia nazifascista». «Donne, uomini e bambini furono strappati dalla vita, casa per casa» scrive la leader di Fdi, «solo quindici uomini e una donna fecero ritorno. Nessuno dei bambini». E quel sabato nero, continua Meloni, è «un orrore che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più».
Anche Andrea Orlando, a In mezz'ora in più, su Raitre, ricorda come «il nazismo è stato un mostro che ha dato frutti avvelenati». Poi però il big dem sposta il mirino sui suoi avversari politici, concedendo controvoglia una stiracchiata patente di contrasto all'antisemitismo, ma con distinguo. «È positivo che anche forze che in passato erano state reticenti si pronuncino su questo fatto» spiega. E pazienza se Giorgia Meloni, un anno fa, aveva usato le stesse parole, puntando il dito contro la «furia nazifascista».
In fondo c'è chi va anche oltre, come l'ex premier Giuseppe Conte, che nel suo post sul 16 ottobre, su Twitter, pensa bene di premettere che
l'anniversario di quella tragica giornata serva da monito affinché «nelle Istituzioni e nelle nostre piazze e nelle nostre strade non sia mai abbassata la guardia contro un revanscismo culturale che ammicca a vecchie nostalgie».
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