
Se la Rai trovasse il modo di monetizzare le polemiche contro Porta a Porta (Rai1) si potrebbe archiviare il problema del canone una volta per tutte. Bruno Vespa, nell'eventualità, ci metterebbe la firma, soprattutto se la puntata e le polemiche fossero come quelle dedicate alla scomparsa del Pontefice lunedì sera, Il suo Speciale, infatti, ha registrato il 16.2 per cento di share che è stato semplicemente il più alto della serata, questo mentre Rai2 trasmetteva un documentario sui viaggi del Papa, Rai3 trasmetteva un documentario sul Papa, Rete4 uno «Speciale Papa», Canale 5 la miniserie «Chiamatemi Francesco» e il Nove, per variare, «In Ricordo di Papa Francesco»: la notizia era discretamente coperta. E veniamo alla polemica, commisurata alla qualità dell'opposizione politico/culturale che le maggioranze (anche in Rai) devono fronteggiare: il consigliere Rai Roberto Natale, noto suo malgrado per essere stato portavoce di Laura Boldrini, ieri ha diffuso un comunicato che l'Ansa ha titolato «Studio di Vespa non può essere per soli uomini». Traduzione: Porta a Porta ha fatto una diretta di tre ore ma tra gli otto invitati non c'era neanche una donna. Sì, c'è stato un collegamento con Monica Maggioni, sì, è intervenuta una suora seduta tra il pubblico, tuttavia «esclusivamente gli uomini hanno potuto dire la loro su un pontificato che, invece, molto ha valorizzato il ruolo delle donne nella Chiesa», questo ha scritto Natale, dando una notizia. Poi, citando una campagna europea per la parità di genere, ha concluso che «la foto tutta al maschile dello studio di Vespa, che da ieri gira sui social, manda un segnale totalmente opposto e rischia di offuscare anni di lavoro». Anni di lavoro buttati: possibile che nessun altro se ne sia accorto? Sì, perché a vigilare c'era anche il grillino Mario Carotenuto, un ex musicista napoletano che in commissione di Vigilanza (appunto) ha rilanciato l'allarme: «Otto uomini e nessuna donna, neanche una voce femminile per commentare un evento che riguarda tutta l'umanità». Come la mettiamo? «Vespa è recidivo e sentire che nel pubblico c'erano le suore non fa altro che rendere il tutto ancora più surreale, soprattutto se pensiamo che proprio Papa Francesco ha aperto per la prima volta ruoli apicali alle donne». A dire il vero la scarsa sensibilità di Francesco per la parità di genere è riconosciuta come l'anello debole del suo progressismo, ma non c'è da ricordarlo. Non c'è neanche da ricordare che il Papa si espresse più volte contro le donne «che vogliono fare gli uomini», e nemmeno c'è da ricordare che le donne non possono celebrare messa, dare l'assoluzione né, ovvio, eleggere un nuovo Pontefice in conclave, ricordare, insomma, che non esistono un sacerdozio e un vescovado femminile. «Sui social è montata un'indignazione pressoché unanime» scriveva intanto su Fanpage una ex collaboratrice Rai, che pure notava che tutte le voci maschili, a Porta a Porta, erano peraltro «etero e cisgender». Ma non serve ricordare queste cose.
È sufficiente ricordare che le vaticaniste non sono poi molte (chissà perché) ed è stato sufficiente che la redazione di Porta a Porta, ieri pomeriggio, facesse sapere che l'unica vaticanista di un giornale nazionale, Franca Giansoldati del Messaggero, non ha voluto intervenire, mentre Elisabetta Piquet, vaticanista straniera amica del Papa, non ha potuto per ragioni di lavoro, mentre la conduttrice Lorena Bianchetti, a sua volta, non è intervenuta per ragioni familiari. È bastato questo per dare appuntamento alla prossima, intelligentissima polemica.
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