AstraZeneca ha ufficialmente inviato a Ema, l'agenzia europea per i medicinali, la documentazione per l'immissione del vaccino in commercio. E implicitamente chiede un'accelerata per non perdere altro tempo. Più di così non può fare, se non attendere. Anche il ministro alla salute tedesco Jens Spahn preme perché le verifiche siano rapide. «Possiamo confermare di aver presentato un pacchetto completo di dati a sostegno di una domanda di autorizzazione», spiega un portavoce di AstraZeneca facendo chiaramente capire che non manca proprio nulla per il via libera.
«L'azienda - spiega - ha inviato i dati su base continuativa e continuerà a lavorare a stretto contatto con l'Ema per supportare l'inizio di un processo formale di richiesta Cma. Un approccio simile è stato adottato con altre autorità di regolamentazione in tutto il mondo». Seppur con un lieve ritardo ma l'azienda segue le procedure già percorse da Pfizer e Moderna. E se tutto dovesse procedere senza intoppi, le dosi Astrazeneca in Italia (il 60 per cento di quelle ordinate per il primo trimestre di vaccinazione) potrebbero arrivare a gennaio. Insomma, le pressioni sono perché l'Ema si pronunci la prossima settimana. Dopo la sorpresa della mezza dose, L'Ema ha chiesto approfondimenti sullo studio. Era infatti emerso, quasi per caso, che somministrando meno vaccino (cioè una fiala e mezzo anziché due) ai pazienti, il risultato era più netto.
L'Agenzia europea del farmaco Ema chiarisce in maniera ufficiale a che punto si trova l'iter del prodotto scudo in questione, nel giorno in cui l'ente regolatorio britannico ha invece dato il via libera in Gran Bretagna. «Siamo a conoscenza - puntualizzano dall'autorità Ue in un aggiornamento sulla revisione continua in corso sul vaccino AstraZeneca - del fatto che l'agenzia britannica Mhra ha concesso un'autorizzazione temporanea per la fornitura del vaccino nel contesto dell'uso di emergenza, che è diversa dall'autorizzazione all'immissione in commercio».
L'Agenzia sta attualmente valutando i dati sul vaccino come parte di una revisione progressiva. «Finora, sono state valutate alcune prove sulla sicurezza e l'efficacia provenienti da un'analisi ad interim aggregata dei dati clinici di quattro studi clinici in corso nel Regno Unito, in Brasile e in Sudafrica. L'ultimo pacchetto è stato ricevuto il 21 dicembre ed è attualmente in fase di valutazione».
A conferma che la «fanteria» sta arrivando, anche l'americana Moderna e Recipharm, società con quartier generale in Svezia, annunciano di avere finalizzato «un accordo per la produzione asettica e l'infialamento di farmaci per la fornitura a Paesi
al di fuori degli Stati Uniti».L'attività - si legge in una nota - sarà svolta nell'impianto di produzione di prodotti farmaceutici di Recipharm in Francia. Si prevede che la fornitura possa iniziare all'inizio dell'anno.
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