Stop allo smart working, strumento utilizzato nella fase dell’emergenza sanitaria, nella Pubblica amministrazione. E ciò deve avvenire entro il prossimo mese. Ad annunciare il cambio di passo è stato il ministro per la Pa, Renato Brunetta in un'intervista a Il Sole 24 Ore.
L’esponente di Fi ha evidenziato che un Paese che cresce ai ritmi con cui sta crescendo l'Italia ha bisogno di una Pubblica amministrazione "al massimo delle proprie potenzialità". Per questo è necessario che "a settembre si torni a lavorare in presenza". "Vaccini e riforme sono l'antidoto migliore contro l'incertezza causata dalle varianti", ha affermato Brunetta che ha aggiunto come sia necessario "muoversi subito: per essere sostenuti i ritmi di crescita che stiamo registrando richiedono un Paese che si riprende la sua normalità". Ma il ritorno alla normalità, secondo Brunetta, non deve riguardare solo la Pa ma anche il settore dell’istruzione: “Da settembre i nostri ragazzi devono rientrare a scuola e la Pubblica amministrazione deve tornare a lavorare in presenza al massimo delle sue potenzialità".
Il futuro della Pubblica amministrazione
Brunetta ha delineato la rivoluzione in atto nel settore del pubblico impiego. "La pubblica amministrazione finora era percepita come un ripiego o, peggio, un ammortizzatore sociale", ha spiegato il ministro. "Ma adesso- ha aggiunto- la musica è cambiata. Rigenerare la macchina amministrativa è la chiave del nostro rinascimento post-pandemico: siamo entrati in un'altra Italia e la pubblica amministrazione ha bisogno di tutti". Lo stesso Brunetta ha anche fatto il punto delle necessità del Paese in termini di organico: "Centomila persone all'anno del turnover ordinario e in aggiunta decine di migliaia di ingegneri, informatici, professionisti alla contabilità e della rendicontazione, giovani da affiancare a figure più mature. Il tutto in una concorrenza difficile con un mercato privato ha rivitalizzato dallo stesso Pnrr perché la le semplificazioni normative e il clima del Paese riaccenderanno gli investimenti privati e quindi l'offerta di lavoro nelle aziende".
Il ministro ha anche elencato gli strumenti forniti alle amministrazioni per dotarsi del personale di cui avranno bisogno per attuare i progetti come contratti di apprendistato per i più giovani, assunzioni a tempo determinato, incarichi professionali con affidamenti trasparenti e rigorosi, corsie ad hoc per chi ha un dottorato di ricerca o un master universitario o un'esperienza almeno triennale in organismi nazionali o internazionali. "Un neolaureato o un professionista alle prime armi – ha spiegato- deve sapere di avere davanti a sé la possibilità di crescere e di far valere i propri meriti". Per fare ciò il ministro ha garantito che in cinque anni si possono mobilitare "fino a mille miliardi tra fondi pubblici e privati".
Il lavoro del governo
Brunetta, quasi come a placare le tensioni che si registrano all’interno dell’ampia maggioranza che sostiene il governo, ha elogiato il premier: "Chi sarebbe così autolesionista da lasciare l'Italia senza Mario Draghi, il leader più autorevole del mondo?”. Il ministro ha, inoltre, lasciato intendere di essere profondamente soddisfatto per i dati che riguardano il nostro Paese, che pure sta affrontando una dura crisi economica diretta conseguenza della pandemia di Covid-19. "Stiamo vivendo una fase di boom economico, senza ancora aver ricevuto un euro dei circa 200 miliardi del Next Generation Eu", ha sottolineato Brunetta che ha ricordato come a luglio gli indici di fiducia delle famiglie e delle imprese "hanno di nuovo battuto le attese degli analisti. L'Istat ha appena certificato una crescita del +2,7% del Pil nel secondo trimestre. Una performance migliore di Germania (+1,5%) e Francia (0,9%)".
Il nostro Paese, ha aggiunto ancora il ministro, si è rivelato essere “la locomotiva della ripresa europea nella prima parte dell'anno e potrebbe chiudere il 2021 con una crescita intorno al +6%. Gli italiani si rendono conto del fatto che quello a cui stiamo assistendo è un miracolo fiorito dalla sciagura e non perdonerebbero chi provasse a rovinarlo. Il "momento Draghi" è il game changer per l'Italia". Ma ora, ha avvertito Brunetta, siamo "a un bivio: non dobbiamo farci del male".
Il ministro si è detto soddisfatto del lavoro fatto fino ad ora: "A rileggere le linee programmatiche che avevo presentato alle Camere il 9 marzo resto piacevolmente stupefatto: cinque mesi dopo abbiamo di fatto realizzato le prime tre lettere del nuovo alfabeto. L'"accesso" è stato rivoluzionato prima con la riforma dei concorsi pubblici ordinari, sbloccati, semplificati e digitalizzati, e poi con l'approvazione delle modalità fast track per il reclutamento dei profili Pnrr". Per Brunetta la "buona amministrazione" è stata perseguita "con il decreto semplificazioni: addio ai colli di bottiglia, alle autorizzazioni che durano anni, ai ricorsi che bloccano le opere" mentre al "capitale umano" pubblico "abbiamo garantito ricambio, formazione, mobilità, valorizzazione del merito". Tutto questo, ha spiegato il ministro, "è prodromico alla digitalizzazione".
Ma Brunetta ha anche lanciato un monito: "Adesso siamo all'ultimo miglio, quello della messa a terra dei progetti e dell'appropriazione collettiva del Pnrr, che devono andare di pari passo. L'enorme dispiegamento di energie, di risorse e di interventi dai palazzi deve arrivare nelle case di ogni cittadino, nelle sedi di ogni impresa, nelle aule di ogni università".
Le prossime riforme
Tanto il lavoro compiuto dal governo fino ad oggi, nonostante le difficoltà. Oltre al Dl Reclutamento, la settimana ha visto la mediazione sulla giustizia e il rinvio delle riforme di fisco e concorrenza. Ma Brunetta infonde ottimismo tanto che ha ricordato che quanto è accaduto in questi giorni dimostra "l'esatto contrario rispetto al suo legittimo scetticismo. Questa cordata, così composita, ha raggiunto la cima. Una parete aspra. Pareva impossibile farcela tutti insieme. Ci siamo riusciti. Gliene toccano altre. Ma quella su cui Draghi ha piantato la bandierina era la più ostica. È stata una bella impresa, ma non è la prima".
Secondo il ministro il governo ha dimostrato di saper mantenere gli impegni presi, approvando le riforme secondo il cronoprogramma negoziato con la Commissione. "E ce l'ha fatta persino su temi divisivi come la giustizia", ha affermato Brunetta che ha evidenziato che la delega sulla giustizia penale “ha visto la maggioranza compattarsi intorno a una mediazione più che ragionevole, vista l'ampiezza della riforma. La delega sul processo civile è all'esame del Senato. A settembre vareremo la legge sulla concorrenza e la delega sull'anticorruzione, su cui siamo già a buon punto”.
Ma altre riforme sono all’orizzonte. Tra queste, come ha anticipato il ministro Marta Cartabia, ci sono quelle del Csm e della crisi d'impresa.
"Parliamo di norme che hanno un immediato impatto sulla vita dei cittadini, delle famiglie, delle aziende", ha infine spiegato Brunetta ribadendo che il governo ha dimostrato sul campo "stabilità, affidabilità, serietà, intelligenza. E il Parlamento ha risposto bene. Il Paese è stato credibile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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