Padoan promette all'Europa 2,5 miliardi di nuove tasse

Nella lettera a Bruxelles si parla di tagli, privatizzazioni e lotta all'evasione. Ma non basta: stangata in arrivo

Padoan promette all'Europa 2,5 miliardi di nuove tasse

Il governo si è preso fino all'ultimo minuto utile per rispondere alla Commissione. E la ragione è semplice. a manovra da 3,4 miliardi sarà fatta per tre quarti (2,5 miliaardi) di tasse. La lettera specifica che l'Italia recupererà lo 0,2% di deficit extra fatto dal precedente governo con tagli della spesa per un quarto dell'importo. Poi con nuove entrate per i restanti tre quarti. C'è sicuramente la lotta all'evasione, ma anche interventi sulle accise e sull'Iva. Verosimilmente aumenti delle prime e altre misure sulla seconda.

La ricetta per racimolare i 3,4 miliardi di euro di riduzione del deficit che la Commissione europea ci chiede è rimasta top secret fino a ieri alle 21. Un delicato lavoro di equilibrismo tra le ragioni contabili, fatte valere dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e quelle politiche, delle quali si è fatto carico il premier Gentiloni, ma che portano il timbro del segretario Pd Matteo Renzi. E così il governo italiano si è avvicinato pericolosamente al termine ultimo per mandare a Bruxelles la lettera.

La missiva è, come atteso, vaga negli impegni ed esclude una manovra in tempi brevi. «Un ritmo di aggiustamento eccessivamente accelerato colpirebbe l'economia in un momento di accresciuta incertezza politica ed economica a livello globale», ha scritto il ministro.

Altro elemento importante è la riduzione del debito pubblico e le privatizzazioni che riprenderanno con la seconda tranche delle Poste. Nella lettera il ministro è vago e sostiene che i risultati nella dinamica del debito pubblico italiano, «possono essere considerati più che soddisfacenti».

Poi la lotta all'evasione fiscale. Anche su questo punto il messaggio di Roma a Bruxelles è sfumato. Promette «provvedimenti di contrasto in continuità con quelli già adottati nel recente passato, estendendone la portata». Formula che include le anticipazioni degli ultimi giorni, compreso il reverse charge applicato alla grande distribuzione insieme a una nuova edizione della volutary disclosure, cioè il rientro dei capitali dall'estero.

Misure che la Commissione europea non può accettare perché le entrate sono imprevedibili. Necessario quindi garantirle con delle clausole di salvaguardia. Per questo negli ultimi giorni si è tornati a parlare di aumenti dell'Iva e delle accise sulla benzina.

Impossibile non accontentare, anche in parte, Bruxelles. Perché una bocciatura dei conti italiani, significherebbe una sconfessione del precedente governo, ma anche perché, come ha ricordato il ministro dell'Economia, con una procedura di infrazione per deficit eccessivo l'Italia perderebbe credibilità e ci sarebbero pesanti ripercussioni nei mercati. Difficile anche fare passare una manovra con degli aumenti delle tasse, proprio quando lo stesso Renzi ha attaccato il «modello Dracula».

Più facile prendere impegni vaghi su obiettivi che è impossibile non condividere come la lotta all'evasione. Salvo poi scoprire che misure come il pagamento anticipato dell'Iva finiscono per sottrarre liquidità alle aziende e fanno aumentare il debito che lo Stato ha verso i privati, visto che rende impossibile la compensazione dei crediti.

La trattativa con l'Ue sarà difficile.

L'Italia non potrà che giocare l'impegno a ridurre il debito pubblico e quindi un'accelerazione sulle privatizzazioni. Fino a pochi giorni fa Padoan lo escludeva, ieri il ministro alle Attività produttive Carlo Calenda, ha detto che la seconda tranche delle poste sarà messa sul mercato in estate.

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