Padre Ariel: "Conte non ha competenze per parlare del Natale"

"Il premier Conte non è autorizzato a fare una via di mezzo tra l’ecclesiologo e il teologo perché non è né l’uno né l’altro". A dirlo a ilGiornale.it è il sacerdote e teologo Ariel S. Levi di Gualdo

Padre Ariel: "Conte non ha competenze per parlare del Natale"

Il Natale è alle porte e il governo si appresta a varare nuove raccomandazione anti-Covid. “ Si tratta dell'ennesima invasione di campo. Una consuetidine che ahimé sta diventando reciproca perché come i vescovi si sono messi a fare i politicanti, i politici si sono messi a fare gli pseudo pastori in cura d’anime”. A dirlo a ilGiornale.it è padre Ariel S. Levi di Gualdo, direttore responsabile della rivista online di teologia ecclesiale L'Isola di Patmos e autore, insieme ai confratelli Ivano Liguori e Gabriele Giordano Scardocci, del libro La Chiesa e il coronavirus. Tra supercazzole e prove di fede.

Ora ci avviciniamo al Natale. I cristiani come possono vivere questa festività al tempo del Covid?

“Il Natale, dalle persone di vera fede, è stato vissuto anche dentro i gulag comunisti e i campi di concentramento nazisti o dentro le prigioni di Pol Pot. Il Natale di fede si può vivere ovunque. Se poi certe persone piangono perché non possono fare shopping o avere la movida, mi dispiace per loro, ma è un problema che riguarda la mondanità, non il mistero dell’incarnazione del Verbo di Dio fatto uomo”.

E quale dev’essere il vero “spirito natalizio”?

“Da parte degli ultimi Pontefici e dei vescovi italiani ci sono sempre stati ​nel corso degli anni dei richiami alla sobrietà intesa come mistero centrale della fede. Ovviamente non è un bel Natale quello che si trascorre in una discoteca con le cubiste abbarbicate sul palo della lap dance e che allo scoccare della mezzanotte dicono ‘buon Natale’…Una cosa del genere grida al sacrilegio. E se alla gente manca questo, a me non importa. Rivolgo, poi, una domanda a tutte quelle persone che si stanno strepitando perché forse gli verrà tolto il Natale: ‘A quale Natale si riferiscono? A quello del cenone luculliano? A quello delle persone che non entrano in una chiesa da decenni ma che devono fare il cenone alla napoletana con cinquanta parenti?’”.

Quindi ha fatto bene il premier a fare quel richiamo alla sobrietà?

“Il premier Giuseppe Conte, anche se è stato un pupillo dell'ultra-progressista cardinale Achille Silvestrini ed è cresciuto nella fabbrica di enfaint prodige di Villa Nazareth, non è autorizzato a fare una via di mezzo tra l’ecclesiologo e il teologo perché non è né l’uno né l’altro. Detto questo, noi stiamo vivendo lo stravolgimento completo dei ruoli. Il discorso di Conte è fuori posto perché chiaramente non spetta a lui stabilire qual è la dimensione spirituale del Natale così come non spetterebbe ai vescovi indicare le linee politiche idonee da adottare per il Paese”.

Conte ha detto anche che “Il Natale è un periodo di raccoglimento”, ma è un tipo di raccoglimento diverso da quello del periodo pasquale. È un momento gioioso di attesa. O sbaglio?

"Certo, basti pensare soltanto ai canti. Tutto è improntato sulla gioiosità nel Natale. La Pasqua ha un’altra valenza perché il mistero della nostra fede si realizza con la Resurrezione di Cristo e, se pensiamo al Venerdì Santo, non abbiamo motivi per ballare, considerando che alla risurrezione si giunge attraverso la passione e la morte in croce di Cristo Dio. Conte ha fatto queste affermazioni senza averne le competenze e il ruolo. È come se io mi mettessi a fare il matematico, posto che senza calcolatrice non so fare dieci diviso due …".

Teme chi vi possa essere una nuova chiusura delle chiese a Natale?

"No, non credo però mi chiedo: 'È mai possibile che i controlli scattano sempre a ridosso delle due festività liturgiche più importanti e guarda caso nelle chiese? Dov’erano le forze dell’ordine questa estate quando le spiagge erano super affollate e si son fatti persino i Covid-party in sfida alla vita e alla morte?'. Sapete che cosa dissi, questa estate, trovandomi di passaggio in una bella zona costiera del Cilento quando gli amici di cui ero ospite mi fecero vedere a distanza i giovani accalcati sul lungomare e le spiagge? Dissi: 'Ragazzi, ci rivedremo questo inverno in terapia intensiva. Anche se purtroppo, gli incoscienti come voi sono perlopiù portatori sani che rischiano di far finire intubati gli altri'".

Ma, in definitiva, la Chiesa come sta vivendo questo periodo di restrizioni?

“Guardi, durante il primo lockdown ci siamo dovuti sorbire per mesi valanghe di insulti sui social media da parte di un esercito di non meglio precisati cattolici che urlavano contro ‘vescovi e preti atei’ che 'ci hanno privati di Gesù’ o che addirittura ‘non vedevano l'ora di chiudere le chiese’.

Io e i miei confratelli, nel nostro libro, abbiamo scritto che dopo la fine del primo lockdown ci saremmo aspettati la fila per entrare nelle chiese…Invece così non è stato, sono più vuote di prima. E l'esercito di quelli a cui tanto ‘mancava Gesù’, dove sono rimasti, forse a sbraitare sui social media, invece di accalcarsi nelle chiese?…”.

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