Palamara non riesce a entrare alla Camera. Ma fa perdere il seggio all'uomo di Fi

Solo il 6% all'ex Pm del "Sistema". Passa il Pd Casu, beffato l'azzurro Calzetta

Palamara non riesce a entrare alla Camera. Ma fa perdere il seggio all'uomo di Fi

Niente exploit. A metà pomeriggio il sogno svanisce: Luca Palamara resta il caso editoriale dell'anno, ma il successo del «Sistema» non si ripete nelle urne. Anzi, l'ex magistrato non solo non sfonda, ma si ferma ad un dignitoso 6 per cento. Un mezzo flop. Giusto i voti che mancano, o quasi, al candidato del centrodestra Pasquale Calzetta per contendere la vittoria ad Andrea Casu, centrosinistra, che porta a casa il duello per il seggio della Camera di Roma Primavalle. Casu viaggia intorno al 44 per cento, Calzetta arriva al 36 per cento ma se non ci fosse stato l'outsider chi sa come sarebbe andata a finire.

Lui, l'ex numero uno dell'Anm ormai fuori dalla magistratura, non si scompone: «È l'inizio di un percorso, i partiti tradizionali hanno tenuto e il voto per il Campidoglio ha tirato la volata a quello per Montecitorio. Ma non mi arrendo, questo per me è un test positivo, ci diamo appuntamento al 2023».

Dove vuole andare Palamara? «Io - spiega al Giornale - ho lottato per portare il dibattito sulla giustizia dentro la Camera, non ce l'ho fatta, ma la strada è segnata». Insomma, non un nobile fallimento e nemmeno un«incursione corsara fra i moderati, ma l'ingresso in un circuito dove l'ex pm vorrebbe continuare a girare. «Ci sono le istanze del territorio, quello che mi hanno raccontato in queste settimane di passione centinaia di cittadini di Boccea, di Primavalle, del Corviale, poi c'è il mio impegno che non viene meno e troverà prima o poi una forma. E non è nemmeno vero che mi abbiano votato i possibili elettori di Calzetta. Io ho raccolto consensi in modo trasversale»

Dopo la radiazione e l'addio alla toga, è cominciata una seconda vita e non sarà l'inciampo di Primavalle a mandarla in archivio.

Palamara è a suo modo un cantiere: «Preparo il ricorso alla Corte di Strasburgo e ho in mente di scrivere un secondo libro. Il resto si vedrà dopo le opportune riflessioni».

Alla fine, il collegio che avrebbe dovuto seppellire il bipolarismo è quello che l'ha resuscitato. Qui nel 2018 aveva vinto Emanuela Del Re, che poi ha lasciato per un incarico Ue nel Sahel, ma oggi il suo partito, i 5 Stelle, non si è presentato. Elisabetta Trenta, l'ex ministro e pure ormai ex grillina, ci ha provato ma ha avuto problemi con le firme e si è ritirata. Palamara chiude con un risultato onorevole, ma nulla di più. Come il sorprendente frontman del Partito Comunista Danilo Ballanti che pure raccoglie il 6 per cento.

In conclusione la sfida si riduce ad una contesa tradizionale: l'ex segretario del Pd della capitale contro l'ex minisindaco dell'Eur.

In parlamento andrà Casu, anche se quello di Palamara è di gran lunga il nome più noto, il suo pamphlet ha scalato le classifiche, la giustizia è tornata d'attualità, se non altro per il susseguirsi degli scandali e per l'assoluta necessità di riforme sempre all'orizzonte e mai in porto.

L'anno prossimo, salvo drastici interventi della Consulta, si voterà sui quesiti posti dai radicali e dalla Lega. Palamara, c'è da scommetterci, ci metterà ancora la faccia e poi cercherà di capitalizzare il consenso che oggi gli è svanito fra le mani.

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