Palestre e piscine verso la riapertura: protocollo rigido per tornare ad allenarsi

Regole diverse in funzione dei colori regionali. Per i nuotatori 10mq Valotta (dg di Virgin Active): "Pronti da mesi, noi molto oltre i Dpcm"

Palestre e piscine verso la riapertura: protocollo rigido per tornare ad allenarsi

Nel corso di quest'anno trascorso in compagnia del Covid-19 si ha avuto spesso l'impressione che lo sport di base fosse la cenerentola delle nostre vite quotidiane. Le palestre e le piscine sono state le prime attività a essere chiuse e le ultime a essere riaperte, semmai. Con un danno rilevante, che certo non raggiunge il fatturato economico della ristorazione e quello umano della scuola, ma ccomunque non trascurabile. Lo sport di base è infatti importante driver economico (le palestre private in attività nel 2019 erano 5.100, una ogni circa 12mila abitanti) ma soprattutto uno strumento di prevenzione sanitaria straordinario, soprattutto per giovani e anziani. E quindi da più parti si invoca una riapertura anticipata di palestre e piscine rispetto al 5 marzo, giorno in cui scadrà il Dpcm attualmente in vigore che ha prolungato la loro chiusura. «Le palestre e le piscine - dice Antonio Rossi, già campione olimpico di canoa e sottosegretario alla presidenza della Regione Lombardia con delega allo Sport, Olimpiadi 2026 e Grandi eventi - sono state messe in crisi da mesi di chiusura forzata. È arrivato il momento di riaprirle. Ci sono tutte le conoscenze e le condizioni di sicurezza per farlo».

Insomma, c'è uno spiraglio per tutti coloro a cui non basta la corsetta all'aperto (che in inverno è spesso sconsigliata dal meteo), unico sport individuale consentito al momento oltre ai workout domestici. Il ministero dello Sport e il Cts stanno lavorando a un documento che fissi gli adempimenti a carico delle strutture e i comportamenti da parte dei clienti perché si torni a correre sul tapis roulant o a fare qualche vasca. L'ipotesi è graduare le apertura in funzione del colore delle varie regioni: nelle le rosse continuerà a essere permesso soltanto il running e le altre attività individuali all'aperto. Nelle zone arancioni potranno essere riaperte le palestre ma solo per attività individuali e le piscine, e saranno consentite le attività sportive dilettantistiche non di squadra o di contatto e gli allenamenti individuali per le attività di contatto e per gli sport di squadra. Nelle aree gialle potrebbero essere permessi anche gli allenamenti per gli sport da contatto e di squadra dilettantistico e di base.

Per palestre e piscine funzionerà così: prenotazione obbligatoria dell'ingresso, per garantire il contingentamento delle presenze; utilizzo di mascherine sempre tranne che durante l'attività sportiva vera e propria; dispenser di igienizzante ovunque; sanificazione degli attrezzi dopo ogni utilizzo e per i tappetini ove possibile l'utilizzo di quelli personali; gli indumenti saranno riposti in borse personali e non negli armadietti; solo borracce personali; e niente docce. Nelle palestre dovrà essere garantita sempre la distanza minima di due metri tra i vari clienti, mentre per le piscine a ogni nuotatore dovrebbe essere garantito lo spazio di 10 metri quadri: in una piscina semiolimpionica a sei corsie, lunga 25 metri e larga 15, potrebbero quindi nuotare contemporaneamente al massimo 37 persone.

«Siamo pronti a riaprire da mesi - ci dice Luca Valotta, presidente e direttore generale di Virgin Active Europe, azienda leader delle palestre -. Già dopo il primo lockdown avevamo messo in atto dei protocolli di sicurezza molto severi per tutelare i nostri clienti e i nostri dipendenti, con misure che andavano anche oltre le richieste dei vari Dpcm. Nella scorsa primavera avevamo inoltre messo a punto un manifesto per ricominciare al cento per cento nei nostri 37 club in Italia.

In tutti questi mesi, pensando a una imminente riapertura, abbiamo mantenuto un livello costante di manutenzione e igienizzazione. Aspettiamo quindi una data per potere riaccogliere i nostri soci». Le palestre sono pronte. E il governo?

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