Palloncini, sciarpe e rosari. Tra il popolo di Francesco: "Per noi è come un padre"

La folla nel piazzale dell'ospedale: "Più suppliche unite sono più forti"

Palloncini, sciarpe e rosari. Tra il popolo di Francesco: "Per noi è come un padre"
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Chi passa davanti al policlinico Gemelli butta uno sguardo alla finestra di Bergoglio, sperando di vederlo presto affacciato. Le mamme con i bambini spiegano che là dentro ci sono gli appartamenti del Papa e li spronano a lanciare un bacino con la mano. «Sai, il Papa deve stare a letto e al caldo, non può prendere spifferi, per quello la finestra è chiusa» spiegano.

I fedeli si radunano nel piazzale dell'ospedale per pregare. Si affollano senza conoscersi davanti alla statua di Giovanni Paolo II e rivolgono un pensiero, comune e si spera più forte, a Francesco, che oggi è al decimo giorno di ricovero.

C'è chi, tra i pazienti e i pellegrini, sperava che il Pontefice potesse affacciarsi per l'Angelus ma dopo il bollettino di sabato sera ha capito che invece l'attesa si fa lunga e complicata. Nessuno smette di sperare né di pregare. Con il rosario in mano, con un fiore lasciato accanto al monumento assieme a sciarpe, palloncini con la scritta «Get well soon», guarisci presto. «Noi che vogliamo bene al Papa vogliamo dimostrare vicinanza venendo qui nel luogo dove lui è sofferente. Siamo qui perchè spiritualmente, quando si prega, c'è una forza che non si vede, è lo Spirito Santo», ha spiegato don Giacomo. Rossana e Maurizio sono in abiti in sportivi. Prima di andare a fare jogging hanno pensato di passare al Gemelli per dedicare una preghiera a Papa Francesco. «Mi sembra di rivivere i momenti passati con i nostri genitori. Ci dispiace veramente tanto e non potevamo mancare oggi, è come un padre anziano», racconta la donna con commozione. Così come era emozionata anche suor Alice del Don Orione. «Sabato stavamo preparando una serata di gioia quando sono arrivati gli aggiornamenti sul pontefice - ha raccontato - abbiamo interrotto tutto e ci siamo inginocchiate, abbiamo fatto un'adorazione e invocato la misericordia in diverse lingue».

E ancora, dai reparti arrivano decine di disegni e messaggi ogni giorno. In qualche modo Francesco li ha letti. A trarre forza dalle preghiere dei fedeli è anche la famiglia di Bergoglio. «Siamo tutti preoccupatissimi. Speriamo si riprenda in fretta e superi questo momento brutto, io sono molto agitata» spiega Carla Rabezzana, 93 anni, la cugina di papa Francesco che abita in provincia di Asti, a Portacomaro, il paese d'origine della famiglia di Bergoglio. Poco più di 1.900 abitanti che, come milioni di fedeli in tutto il mondo, stanno vivendo momenti di inquietudine per la salute del Pontefice. «Preghiamo tutti perché esca in salute dall'ospedale. Provi a mettere il naso in chiesa, è tutto pieno», racconta un uomo uscendo dalla parrocchia. Tre anni fa, Francesco fece visita a questi territori, ricevendo la cittadinanza onoraria ad Asti. «I nonni erano di qua, siamo molto legati al pontefice», spiega una donna. «In paese hanno tutti paura che stia male», aggiunge un barista. Unanime l'augurio di una pronta guarigione e di «rivederlo qua a Portacomaro», dove lo attende anche la «Vigna del papa», di proprietà del Comune e a lui dedicata.

Le preghiere proseguono anche in Argentina: la maggior parte delle iniziative riguardano principalmente i

quartieri più poveri di Buenos Aires, le cosiddette villas miserias dove operano i curas villeros (i preti dei poveri) e dove il ricordo del sostegno e delle frequenti visite dell'allora vescovo Jorge Bergoglio è ancora vivo.

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