Parigi mette le mani avanti: "Già fornito tutto all'Italia ma pronti a collaborare"

Una "non" notizia per i media d'Oltralpe, che per buona parte della giornata di ieri hanno ignorato le parole dell'ex premier Amato consegnate a Repubblica in prima pagina: "Macron chieda scusa"

Parigi mette le mani avanti: "Già fornito tutto all'Italia ma pronti a collaborare"
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Una «non» notizia per i media d'Oltralpe, che per buona parte della giornata di ieri hanno ignorato le parole dell'ex premier Amato consegnate a Repubblica in prima pagina: «Macron chieda scusa». Per cosa? Per quella presunta «responsabilità dell'aeronautica francese» nella strage di Ustica, addotta a mezzo stampa dall'ex politico e giurista. L'Eliseo, in prima battuta, rifiuta di commentare. Ma il silenzio accresce l'ombra transalpina nella tragedia. E col passare delle ore a Parigi si ragiona sul da farsi. Anche perché, in realtà, l'ipotesi del missile era già stata ventilata in Francia dal sito di informazione e d'inchiesta Mediapart, che nel gennaio 2016 pubblicò un articolo che già nel titolo metteva effettivamente in campo questa possibilità.

Se la tv tace, i social la rilanciano. E dal «no comment» iniziale si cambia approccio. Gli sherpa suggeriscono che tacere, ignorare, alzare le spalle non sia sufficiente. Non con mezza Italia che ne parla, e col rischio che altri politici si accodino al sasso lanciato nello stagno da Amato. Per di più, nel giorno in cui sui cieli di Jesolo c'è l'esibizione della Patrouille de France, nota come «La Grande Dame», insieme ad altri 12 equipaggi, tra cui le Frecce Tricolori.

Stornata dai tg «cugini» la voce di un ex capo del governo italiano che ha messo nero su bianco l'accusa di una Francia «che non ha mai fatto luce» sulla pista di «un missile lanciato da un caccia francese partito da una portaerei a largo della costa meridionale della Corsica o dalla base militare di Solenzara», nel pomeriggio le acque cominciano ad agitarsi. Telefoni dei diplomatici impazziti, riunioni e infine un comunicato non firmato da alcun ministro ma attribuito al ministero degli Esteri. «La Francia ha fornito gli elementi a sua disposizione ogni volta che è stata interpellata su questa tragedia, in particolare nel quadro delle indagini condotte dalla Giustizia italiana - scrive il Quai d'Orsay - Naturalmente restiamo disponibili a collaborare con l'Italia, se lo chiederanno». Poi la precisazione: «Su questa tragedia, la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto». Insomma: mani avanti, niente scuse ma neppure continuare a ignorare a oltranza un caso deflagrato in una Roma che con Parigi è unita anche dal Trattato del Quirinale.

Caso chiuso? Tutt'altro. Informalmente Parigi e Roma si parlano. E ancora più informalmente si individua una linea di azione per raffreddare la patata bollente. Più che l'intervista dell'ex premier Amato, al Quai d'Orsay preferiscono dar peso alle dichiarazioni di Tajani, capo-diplomazia e vicepremier: «Le relazioni tra Stati non sono legate a un'intervista», dice Tajani rispondendo a una domanda se la Francia debba o meno chiedere scusa se l'ipotesi fosse confermata. Solo intorno alle 17,30 spunta un primo articolo sul sito del Figaro, che dà conto del putiferio in corso in Italia: «Un ex presidente del Consiglio italiano accusa la Francia d'essere responsabile della tragedia di Ustica». Nel pezzo si ammette che l'accusa «circolava da anni, ma come una voce». Si ridimensiona il caso a poco più di rumors a cui non conviene dar peso o sostanza. «Nessuna prova tangibile». Su Le Parisien la notizia finisce confinata addirittura nella cronaca. Tra i «falchi» del Quai d'Orsay, off the record, c'è però chi legge nell'uscita di Amato un piano orchestrato da pezzi di apparati di governo per indebolire (ancor di più) Parigi in Africa, senza creare frizioni dirette tra esecutivi.

Non è un segreto che la competizione ha assunto proporzioni inedite in Libia, dove Patrick Simonnet sarà ambasciatore Ue (a scapito dell'italiano Nicola Orlando designato in prima battuta e curiosamente bocciato proprio da Tripoli).

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