Oltre 3mila miliardi di debito pubblico, il deficit che potrebbe superare il 6% del Pil a fine anno, un governo che rischia di cadere ad appena tre mesi dalla sua nascita, lasciando i francesi senza la Finanziaria 2025. Francesco Saraceno è vicedirettore dell'Ofce (Observatoire français des conjonctures économiques) centro di ricerca in Economia di Sciences Po, Parigi, dove è anche docente di macroeconomia internazionale, come alla Luiss di Roma.
La Francia è la nuova malata d'Europa?
«Direi di no. La Francia attraversa una crisi politica violentissima, ma la sua economia non va peggio di altre europee e sicuramente meglio di quella tedesca. Questo non vuol dire che siano tutte rose e fiori. C'è un rallentamento dell'economia e alla crisi politica si accompagna quella delle finanze pubbliche. C'è un tema di disavanzo elevato, anche se non così elevato. Diciamo che non ci sono le condizioni per una crisi in stile Grecia».
La bufera politica non rischia di trascinare il resto?
«Non c'è una situazione per cui i mercati non vogliono i titoli francesi perché lo Stato non è solvente. Lo spread è aumentato di pochi decimali di punto. E la Francia ha un'economia fra le più solide dell'Ue. Il vero rischio, che riguarda anche l'Europa, è che la Francia nei prossimi mesi sarà completamente assente sulla scena europea».
Il presidente sarà troppo preso dalle vicende interne?
«Ora lui si è ridotto a fare l'inaugurazione di Notre Dame e il piazzista di aerei francesi in giro per il mondo. L'Europa intanto è a uno snodo cruciale, senza leader, con il motore franco-tedesco grippato, proprio quando dovrebbe recuperare il ritardo di cui parla molto bene il rapporto Draghi».
Tutta colpa di Macron o anche dei partiti più radicali che puntano a governo ed Eliseo?
«La resa di brevissimo periodo è di Macron, che nel giugno scorso, dopo le elezioni europee, ha fatto l'azzardo di sciogliere l'Assemblea nazionale, una scommessa che era ovvio a tutti non avrebbe potuto vincere e ha infatti portato a un parlamento balcanizzato. È vero anche che i partiti tradizionali hanno smesso di dare ricette credibili da tanti anni».
Francia e Germania sono in piena crisi politica e in parte economica. L'Italia come si posiziona in questo quadro?
«Potrebbe aprirsi un'opportunità. Lo dissi anche quando c'era il governo Draghi, ma allora quell'opportunità è stata persa. In questo vuoto di potere un'Italia visionaria, in grado di proporre ricette per uscire dalla palude europea, potrebbe assumere un ruolo di primo piano».
È un momento nero per l'Europa? Rischia di diventarlo ancora di più con l'amministrazione Trump?
«L'Europa è tutta in crisi, guardiamo alla Romania o anche all'Olanda. C'è una situazione di debolezza della politica proprio quando la politica dovrebbe essere più forte perché va gestito un cambiamento importante delle nostre economie. Non è ancora chiaro cosa farà Trump ma sappiamo che adotterà una politica commerciale molto aggressiva e le cose andranno peggio».
Il quadro è così nero?
«Cina e Stati Uniti galoppano mentre noi stiamo a baloccarci.
Ma c'è una speranza ed è l'intelligenza artificiale, la transizione digitale. Questa tecnologia è talmente immatura che c'è la possibilità di innovazione da parte di qualche azienda europea e che la Ue la sviluppi, mettendo le risorse per farla diventare la tecnologia del futuro».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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