Parisi scopre le sue carte: "Siamo pronti a governare, il centrodestra resti unito"

Mr Chili chiude la convention. «Se vince il No, Renzi cade: noi ci siamo. Aggiorniamo il manifesto del '94»

Parisi scopre le sue carte: "Siamo pronti a governare, il centrodestra resti unito"

Milano - Stefano Parisi chiude la sua kermesse meneghina e si lancia: «Se vince il No al referendum Renzi cade e noi siamo pronti - giura - Siamo qui e non ci sarà il caos come il premier vuol far credere». Poi lancia un appello agli alleati del centrodestra: «Non vogliamo essere una setta ma lanciare un messaggio a tutti i partiti di centrodestra perché soltanto uniti si può vincere». Mister Chili Tv dal palco di Megawatt, àncora la sua «cosa» nel perimetro di centrodestra e spazza via ogni sospetto nazarenico: «Siamo una vera alternativa alla sinistra per come consideriamo l'individuo e la libertà».

Nel discorso finale Parisi cerca di scuotere la platea e trasmettere pathos, un po' deficitario in questa due giorni. E il pubblico risponde quando va a testa bassa contro Renzi: «Un maestro di furbizie tattiche. Il premier è andato prima a Ventotene, poi a Maranello con la Merkel, poi ad Atene e poi a Bratislava: quattro incontri quattro linee diverse. Ma a Maranello cosa si sono detti? Quanto sono belle le Ferrari? Non ci possiamo permettere di avere un Paese così debole». Le bordate sfiorano lo scherno quando, parlando di giovani, Parisi dice: «Non si intercettano certo indossando le giacchette di pelle».

Parisi, nello spiegare il suo modello politico, graffia pure Monti: «Manovre di risanamento come le sue hanno ucciso la nostra economia e aumentato la spesa corrente, portando il Paese nelle condizioni in cui è adesso». Abbasso i tecnici, quindi: «Abbiamo bisogno di politici che prendano in mano la situazione, non di tecnocrati». Musica per le orecchie della platea, in gran parte berlusconiana. Un Cavaliere citato più volte tra gli applausi: «Il credo delle libertà del '94 di Berlusconi era un grande manifesto liberale», dice; anche se servirebbe un aggiornamento perché «non possiamo prendere gli scritti di Urbani, Colletti, Bertone. Il mondo è cambiato». Però, ammette che «quella era un spinta forte ma si è persa. Colpa del troppo statalismo della coalizione, di interessi contrari, di troppa connivenza con lo status quo».

Insomma, quello che Parisi ha in mente è un movimento turboliberale che oggi ha emesso il suo primo vagito: «Da oggi inizia il lavoro e organizzeremo iniziative come queste anche altrove, sui territori. Dobbiamo far nascere comitati a livello locale e studiare». Insomma, un nuovo partito. E Forza Italia? L'unico riferimento alla classe dirigente azzurra Parisi lo fa dicendo: «Dobbiamo superare la logica dell'invidia che pervade questo Paese. Anche in politica, se c'è qualcuno che porta idee nuove, vantaggio e benzina a una iniziativa politica comune... Ma lasciamolo andare, no?».

Le idee sono liberalismo allo stato puro: «O facciamo cose drastiche con la logica della verità o non ce la facciamo. Lo Stato esiste per i cittadini, non il contrario. Lo Stato vive di sospetti, pensa che i cittadini siano evasori o corrotti. E il sospetto gonfia la macchina dello Stato. Siamo sudditi impauriti». E lo Stato pervasivo crea leggi e autorità che non servono. E giù bordate anche a Cantone e alla sua autorità anticorruzione: «Ma serve un'autorità contro la corruzione, peraltro nominata dal premier e non si sa con quanta autonomia?». E ancora: «Cantone tutti i giorni dice la sua sulle nomine, sulle gare... Addirittura sulla cannabis...». Musica per le orecchie di Megawatt.

Ultima stoccata ai 5 Stelle («per fare il sindaco di una grande città come Roma o Milano serve capacità, non basta essere nuovi senza avvisi di garanzia, né essere scelti con le primarie sul web») e a Renzi: «L'ufficio legislativo di palazzo Chigi è un ufficio molto importante. Non si può affidare a un comandante dei vigili urbani». Riferimento ad Antonella Manzione.

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