L'ombra del mobbing si allunga sulla sanità rossa di cui il governatore Pd Stefano Bonaccini si fa vanto, col rischio di travolgere lo stesso presidente dem abbottonato al suo silenzio. Ci sono dottori bravi che sembrano rompiscatole perché segnalano ai decisori politici le criticità da correggere nell'interesse dei cittadini come Susanna Esposito, pediatra infettivologa ordinario di Pediatria all'Università di Parma e direttore della Clinica Pediatrica all'Ospedale Pietro Barilla dell'Azienda Ospedaliera-Universitaria di Parma, sospesa da quattro mesi dal suo incarico dopo «anni di vessazioni e angherie».
Apparentemente sembra tutta colpa di un calcolo sui posti letto disponibili per l'assistenza ai bambini ucraini ed emerge poi che il tutto è riconducibile a una lettera vecchia di nove mesi inviata a Bonaccini e al suo assessore alla Sanità Raffaele Donini che svelava le criticità dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma dove la Esposito guida la Clinica pediatrica. Irregolarità assistenziali e organizzative che a suo dire metterebbero a rischio la tutela della salute di bambini e adolescenti. È la stessa struttura in cui nel 2018, prima dell'arrivo della Esposito, una bambina di 5 anni è morta in circostanze strane, ora al vaglio della magistratura. Un precedente che avrebbe dovuto allarmare i vertici della regione Emilia-Romagna, che anziché guardare la Luna se la sono presa con la professoressa, sospesa, e soprattutto con i suoi pazienti, lasciati in un limbo terrificante. Un limbo iniziato già lo scorso 27 aprile, quando è scattata la prima sospensione decisa dal direttore generale dell'Ospedale di Parma Massimo Fabi. La colpa della Esposito? Contestare la scelta di destinare - a fronte di 36 posti disponibili all'Ospedale Maggiore di Parma solo 22 letti (il 40% in meno) all'assistenza ai bambini ucraini nella fase iniziale della guerra. Il giorno prima di rientrare in Ospedale, con visite già programmate, ecco la seconda sospensione e il forte sospetto di un mobbing in quanto l'atteggiamento ostile del dg Fabi si sarebbe subito manifestato nel momento in cui l'Esposito ha vinto il concorso, tanto che i legali della professoressa hanno promosso due ricorsi d'urgenza al Giudice del Lavoro per una presunta irregolarità della procedura con cui è stata sospesa (l'8 settembre si terrà l'udienza sulla sospensione) e un esposto in Procura. Dove il procedimento potrebbe incrociarsi con un altro processo penale aperto (ci sono cinque medici rinviati a giudizio per un decesso sospetto).
Su questo secondo procedimento, anche il ministero della Salute, tirato per la giacca dai genitori della bambina deceduta, non si pronuncia. «L'unica finalità di queste due sospensioni è devastare la mia reputazione, la mia salute e la mia immagine in modo violento, anche perché sono una donna e tuttora a livello apicale molti uomini pensano di potere umiliare le donne come e quando vogliono», è lo sfogo della professoressa Esposito considerata una luminare e capofila di molti progetti scientifici raccolto dal Giornale.
La denuncia a Bonaccini è rimasta lettera morta, eppure denunciavo cose gravissime sull'appropriatezza delle cure, la gestione della sanità pubblica, la coerente offerta di servizi, la distribuzione delle risorse, l'assenza di protocolli aggiornati, alcune problematiche relative alla mobilità passiva dalle Regioni del Sud, tutte cose che non rispettano i principi cardine del Sistema sanitario nazionale», dice la professoressa.
Già in passato le ombre del mobbing dentro gli ospedali
italiani si sono allungate su donne fragili, con esiti anche drammatici. In corsia tessere politiche e baronie soffocano la sanità pubblica messa a durissima prova dal Covid. Ma i manovratori non vogliono essere disturbati.
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