«Pensavo di trovare ovunque i prezzi ribassati. Invece ho dovuto girare un po'». È andato così il primo giorno di taglio delle accise sui carburanti: una caccia al tesoro, se lo si legge dal lato del consumatore; e un vero e proprio caos, a sentire i gestori dei benzinai. L'unica cosa certa è che, finalmente, dopo settimane di rincari stellari, benzina e gasolio tornano sotto i 2 euro al litro: in media 1,77 euro per la verde, 1,74 per il diesel. «Non mi ricordo neppure da dove eravamo partiti - sorride Marco mentre fa il pieno - ma di sicuro adesso si respira».
Il decreto, pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale, prevede 25 centesimi in meno di accise, a cui va aggiunta l'Iva che porta lo sconto a 30,5 centesimi al litro. Una manna dal cielo, che però ha richiesto diverse ore prima di tradursi in realtà. Il mercato è complesso, così come la rete di distribuzione: ci sono benzinai e benzinai. Per il classico punto vendita (con logo) funziona così: il proprietario acquista il prodotto, lo cede al gestore e impone il prezzo al litro. Poi ci sono i rivenditori ghost (solo in modalità self service), quelli emanazione delle maggiori compagnie petrolifere e le pompe bianche senza brand specifico. Nel day after del decreto ognuno ha reagito come poteva, generando differenze di rilievo anche tra benzinai a poche centinaia di metri di distanza.
Per capirlo è bastato farsi un giro nei dintorni di Milano. Stefania Caimmi, che gestisce un Q8 a Cernusco sul Naviglio, è ancora ferma ai prezzi pre-decreto. «Non posso abbassarli - spiega a il Giornale - due giorni fa ho acquistato migliaia di litri con tanto di accisa. Finché non smaltisco la giacenza nel serbatoio, non modifico il prezzo». L'insegna parla chiaro: 2,219 per la benzina, 2,239 per il gasolio. Ci vorranno quattro o cinque giorni per rimettersi in pari, ma intanto poco più avanti la concorrenza (sempre Q8, ma ghost) vende già lo stesso carburante a molto meno. I primi a rivedere il listino al ribasso sono stati i distributori delle grandi compagnie: Eni, IP, Q8 e Tamoil hanno raggiunto livelli così bassi come non si vedevano da prima della guerra in Ucraina. Altri si sono adeguati. Un punto Carrefour ha prima limato di due centesimi all'ora di pranzo, poi poche ore dopo è sceso ancora. Mario Cremonesi, invece, dopo una giornata di incertezza, ha ritoccato il listino della sua "pompa bianca" solo a fine giornata. Il problema è che in molti non hanno ancora capito chi si accollerà i costi. «Il carico di benzina mi è arrivato ieri e l'ho pagato al prezzo vecchio - lamenta un gestore Esso - se la vendessi a 1,80 euro al litro, ci perderei 4.700 euro. E non posso permettermelo».
L'agenzia delle dogane ha imposto ai rivenditori di comunicare le proprie giacenze e, in teoria, sulla base di quei dati dovrebbe avviare una compensazione. «Pare che ci rimborseranno con un credito di imposta», raccontano in coro i gestori, speranzosi. Intanto il calo fa bene a tutti: ai benzinai, che per ogni euro fatturato vendono più litri (su cui marginalizzano); e agli automobilisti, che ieri si sono mossi per godere della novità. C'era chi non sapeva nulla e appena ha visto il listino sotto i due euro si è fiondato in coda («Non si sa mai - spiega Paolo - meglio fare il pieno»). Altri hanno cercato con il lanternino la pompa con il prezzo più basso. E chi, come Dario e Olivo, dopo aver riempito la prima auto hanno pensato di fare altrettanto per le altre tre della famiglia.
L'incognita riguarda solo la durata dell'intervento: per ora il taglio delle aliquote vale un mese, anche se il decreto lascia mano libera al governo fino al 31 dicembre. Poi si vedrà. «Speriamo lo prolunghino», sospira Mario. Per gli autotrasportatori infatti il risparmio inizierà a sentirsi subito.
Ma per le famiglie il discorso potrebbe essere diverso: «In un mese, un pensionato quanti pieni vuole che faccia?», spiega Stefania Caimmi. «Non farà in tempo a finire la benzina che quando tornerà alla pompa potrebbe ritrovare il prezzo di nuovo sopra i due euro».
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